L’indomani mattina mentre ci prepariamo per uscire ed andare nella famigerata sala gotica ecco che qualcuno bussa alla porta. E’ la colazione. Due signore marocchine ben vestite ci portano dei grandi vassoi stracolmi di cose da mangiare.
Poco prima di metterci gli zaini in spalla viene a salutarci il Professore Tullio, che con estrema lucidità ci parla della storia di questo castello.
“Con la mia famiglia abbiamo impiegato 15 anni per la ristrutturazione completa. Tutta la proprietà è vincolata dalla soprintendenza delle belle arti e del paesaggio. La prima parte del castello fu eretta alla fine del VI secolo, quindi all’epoca dell’Impero Romano d’oriente, per controllare il cosiddetto corridoio bizantino dall’invasione dei Longobardi. Il corridoio altro non era che una striscia di territorio che collegava Roma alla capitale dell’Impero, Ravenna. Successivamente a seguito della vittoria di Carlo Magno contro i Longobardi nel 774 d.c. a Pavia la funzione strategica del castello venne meno. Così negli anni seguenti è diventato prima un monastero benedettino, e nel 1470 divenne residenza estiva di caccia di importanti famiglie aristocratiche di Perugia. Infine la mia famiglia lo ha acquistato e grazie alla ristrutturazione possiamo ospitare sino a 90 persone” e poi con entusiasmo prosegue “Dimenticavo: non so se avete visto ieri sera all’entrata del castello, ma molto probabilmente non ci avete fatto caso perché era buio, ma c’è una cappella dove al suo interno sono stati ritrovati e successivamente restaurati degli affreschi di Meo da Siena, allievo di Giotto”
Su questo dettaglio la bocca di Martina si apre, ma il professore non cede, ha altri impegni per la mattina. Anche dopo averlo, sempre gentilmente, supplicato.
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