Pozzanghere session

Pesca, io e l’Indiano

Iniziamo subito con un passo falso che ci depista o più semplicemente non mi fa capire niente. “Ehi ragazzo stai attento che più avanti c’è la pattuglia e ti può fermare!” mi dice un tipo corpulento dalla testa rotonda chiusa dentro un cappellino di lana. “E allora? Che vuol dire?”.

Mi pare di afferrare fra un grugnito l’altro che in bici col cane a guinzaglio non si può andare. “Gli scoppia il cuore” continua il signore corpulento. “Come ‘gli scoppia il cuore’? Sto andando a passo, pianissimo. Comunque non lo sapevo che non si poteva” “Neanche io” fa un tipo mingherlino che passeggia con l’altro.

Col dubbio insinuato dalla coppia mista mi inoltro all’interno delle Cascine a Firenze con l’intento di arrivare sino a Lastra a Signa lungo la pista ciclabile.

Mi dirigo negli angoli più verdi con i viali meno battuti e qualche sentiero di terra battuta e fango. Libero la belva, che è Pesca, e si sfoga con accelerate incredibili. Insegue cornacchie e piccioni. Alla prima pozzanghera oltre a correrci dentro ci si sdraia. Il suo colore cambia all’improvviso.

Due signore distinte e ben vestite con due barboncini immacolati sono sulla nostra strada. I loro sguardi indicano disgusto manco a dirlo. “Ahhh che cane sporco di fango” dice una di loro con tipico fare ed accento cittadino, dove il mondo è solo cemento e noia. Spaventate da una Pesca fangosa, molto più dei due barboncini dal pelo lindo “Loro due non si sporcano?” faccio io ” No loro no!”

Gruppi con zainetto e guida ambientale. Gruppi coi bastoncini di nordic-walking. Ciclisti solitari. Quelli in mountain-bike non salutano, quelli con bici gravel non salutano però guardano attentamente che tipo di bici hai tu. Corridori della domenica con le Superga. Corridori esperti. Chi ama i cani e chi no. Un lagotto obeso. Pescatori con barchini e tende mimetiche lungo l’Arno.

Pesca a rincorrere cornacchie e piccioni. Aerei in atterraggio e in decollo. Treni di passaggio. Il Parco dei Renai chiuso ed un gruppo di pensionati sta a sedere su seggiole di fortuna nel parcheggio, all’ombra del cavalcavia della ferrovia.

Pesca sempre a fianco. Pochi comandi e un paio di accelerazioni oltre i 30 km orari, ma lei sempre al fianco. Sosta panino con occhi sgranati e sbavata di rito. Fortissima. Le signore barboncino le abbiamo seminate da un bel po’.

Stefano Elmi

scrittimaiali

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