L’ultimo giorno è sempre l’ultimo giorno. Stanchi, malandati, un po’ tristi e un po’ felici. Il cammino odierno poi non è un granché. E’ fatto di strade secondarie asfaltate sempre avvolte dalla solita nebbia. Alcuni tratti più frequentati dalle auto ed altri senza. Tutto così sino Bastia Umbra dove il cammino ci sorprende per un finale che ne è davvero degno. Scendiamo le scalette di un ponte di ferro e, saltato un piccolo albero caduto, troviamo un sentiero che ci condurrà diretti alla città di Francesco immersi nel verde a fianco di un torrente. E’ un arrivo molto ‘francescano’ che ci fa tornare a respirare a pieni polmoni ed a godere di questi ultimi chilometri.
Fermi a riposarci alla base dell’ultima salita per entrare ad Assisi vediamo un gruppo di persone avvicinarsi lungo la strada. Arrivano da un area camper.
“Scommetti che sono i signori incontrati alcuni giorni fa” dice Martina “Ma dai, non credo proprio” sentenzio con fare indolente.
Con nostro grande stupore, ma più che altro mio, mi accorgo che sono proprio loro. Noto anche che aveva ragione il signore che mi aveva detto “Hai presente Assisi, beh noi siamo lì sotto” ed infatti il parcheggio dal quale saltano fuori risulta essere proprio “lì sotto”. Un indicazione che poteva risultare semplicistica ma che in realtà si è dimostrata più veritiera di altre. Quasi mi vergogno di averla messa in dubbio.

Messa alle spalle l’ultima rampa che ci ha portato dentro le mura, facciamo una breve visita alla Basilica. Mentre ci mescoliamo ad una massa di persone in evidente età da divieto di assembramento, che scendono da autobus granturismo, sapientemente guidati dai microfoni delle guide che mostrano e spiegano loro tutto quanto è possibile sapere. Ne usciamo quasi indenni e tentiamo di guadagnare il nostro alloggio e un luogo dove mangiare.
Come Pinocchio che si fa fregare dal Gatto e la Volpe, anche noi come due ingenui pellegrini che arrivano dalle campagne rimaniamo invischiati in una locanda sotto i fumi dell’alcool. Mangiamo una patata umbra col tartufo e due focacce ripiene che qui chiamano torta al testo. Tutto buonissimo. Inoltre beviamo una bottiglia di vino rosso e per quanto ci riguarda saremmo già stati felici così. Ma poi arrivano gli amici del proprietario mentre gli ultimi avventori se ne vanno via per i veglioni di fine anno, ed è l’inizio della fine, almeno per noi.
“Allora preparo degli Spritz” fa solerte il proprietario che tira il fiato dopo che gli ultimi clienti sono usciti “anche per voi beninteso” riferendosi a noialtri seduti in angolo, poi prosegue “Lo faccio alla mia maniera. Aggiungo anche del Gin!” L’unica cosa che ricordo di quel frangente è che ho anche osato dirgli “Buono! A me piace il Gin!” Che ingenuo.
Gli amici del proprietario sono un uomo ed una donna. Lui è di Milano ma ha origini di Assisi, è senza collo, se ne sta in piedi e praticamente tiene il bicchiere in equilibrio sulla sua pancia di grandi dimensioni. Lei invece si è appena divorziata ed è in vena di fare rivelazioni, ma più altro di ubriacarsi. Sono arrivati a bordo di una Panda 750 Young bianca, quella con le righine sulle fiancate, che hanno parcheggiato, ma sarebbe più corretto dire che hanno abbandonato di traverso in mezzo alla strada.
Sono quasi le 21 dell’ultimo giorno dell’anno. La moglie del proprietario è simpatica e ci ha preso a ben volere. Credo che sia l’unica sobria all’interno del locale. Non lavora qui, ma da una mano nei momenti di bisogno. “Molti ristoranti sono chiusi per covid qui ad Assisi” ci dice “quindi c’è più lavoro per noi”
E’ arrivata l’ora della chiusura anche per loro. Dopo aver pagato, usciamo con una bottiglia di birra belga da tanti gradi sotto braccio. Girovaghiamo mentre le poche persone incontrate sono vestite bene e si stanno recando verso i ristoranti.
Noi invece mangiamo una pizza ai quattro formaggi fatta espressa ad una pizzeria al taglio. Il pizzaiolo ci tiene anche a precisare che l’ha fatta solo per noi, perché nel menu non ce l’ha nemmeno. E’ così solerte che mi fa anche vedere il menù senza la pizza ai quattro formaggi. E’ tutto piuttosto surreale. Sono le 22 dell’ultimo giorno dell’anno e la gente non capisce già più niente. Mangiamo la pizza seduti su alcuni gradini di pietra. Poi l’unica cosa che mi ricordo è di aver dato un sorso alla birra belga, suonare un campanello in un vicolo in discesa per poi scappare, aprire la porta del b&b dove alloggiavamo, cadere in salita sulla rampa delle scale, appoggiarmi sul letto e dire “Cinque minuti e poi usciamo” ed invece essermi svegliato di colpo quasi alle tre del mattino, quindi ad anno nuovo già iniziato.
Piuttosto freschi nonostante la serata precedente appena passata, ci incamminiamo per le vie di una Assisi silenziosa e molto intima. Sono le sette del mattino e siamo diretti alla prima funziona del nuovo anno alla Basilica Inferiore.





Un buongiorno scambiato coi militari che presidiamo la piazza è l’unico contatto umano che abbiamo. Entrati nella basilica scendiamo sino alla tomba di Francesco, ci giriamo attorno e torniamo a sederci al piano superiore.
Nonostante l’ora e il giorno qualcuno sta arrivando. Il giovane frate che celebra la messa ha senso dell’umorismo “Non vi meritate un’omelia” dice in piedi da dietro il suo leggio “per essere venuti qui a quest’ora del primo giorno dell’anno. Vi meritereste piuttosto un premio o un regalo“ conclude con una risata. Ed in effetti come dargli torto, sapesse poi come siamo arrivati noi sino a qui, e sapesse che razza di serata abbiamo dovuto affrontare. Lo meriteremmo almeno doppio il premio penso.
Finita la funzione rimaniamo soli nella Basilica Inferiore. E’ tutto così suggestivo. Poi usciamo sul sagrato e non c’è ancora nessuno. I bus coi loro turisti ed i reduci dai vari veglioni sono ancora inoffensivi e relegati al di fuori delle mura cittadine. E’ un’emozione per pochi intimi che sa quasi di privilegio. Godere inoltre della bellezza di un luogo guadagnato con la propria fatica ed il proprio sudore rende più completi, come un cerchio chiuso con successo. Molto felice di condividere tutto questo con Martina e la genuinità di Pesca.
Quindi erano questi i pellegrini?
FINE
Stefano Elmi
scrittimaiali (c)