La fabbrica

Seguiamo un piccolo sentiero invaso dalle piante di ogni tipo e giungiamo sull’alveo del torrente Corsonna, il suo scorrere fa un gran rumore, ha piovuto molto nell’ultimo mese.

Siamo in una valle piuttosto stretta a qualche km sopra Barga, poco distanti dalla chiesa di Montebono. In questo punto la sponda del torrente si allarga leggermente, si intravedono dei vecchi terrazzamenti che indicano che fino a qualche decennio fa questi campi erano coltivati. Poi più niente, il sentiero svanisce, sembra che abbiamo già terminato la nostra girata. Non c’è proprio nulla lì intorno, solo lo scorrere dell’acqua del torrente vicino. Però qui tutto ha come l’apparenza di non nascere per caso. Infiliamo dentro un cespuglio di rovi. Fanno male, mi pungo. E d’un tratto come siamo stati circondati, svaniscono, ed eccoci di fronte ad una struttura di pietra non molto grande. La forma è troppo particolare per ipotizzare che sia stato un vecchio mulino o un metato. La sua altezza attuale sarà poco più di due metri, ma i ruderi che stanno dietro indicano che doveva essere alta almeno il doppio, e forse di più col suo camino.

Già per questo rudere apparentemente come tanti nella zona era un altoforno la cui presenza documentata risale al 1500.

Chi mi accompagna è Emilio Lammari, operaio in pensione, che sin da ragazzino ha avuto una grande passione per il suo territorio, e da allora non ha mai finito di perdere il suo entusiasmo e di continuare a stupirsi per le sue ricerche e per le sue scoperte.

Mi sono imbattuto in questa costruzione per puro caso qualche tempo fa. Mi avevano parlato che in quel punto c’era una peschiera (vasche dove una volta venivano conservate le trote vive, in assenza degli odierni congelatori). Appena arrivato ho capito subito che effettivamente la struttura era stata usata come peschiera, però entrando dentro ho notato delle particolarità. Il fondo della struttura era perfettamente circolare e una volta tolta la terra che lo ostruiva ho visto che era ricoperto da uno strato vetrificato, guardando meglio anche altre pietre poste intorno erano vetrificate, ciò mi ha insospettito, ed subito ho pensato che in passato doveva essere stata utilizzata come una sorta di fornace” Continua a leggere “La fabbrica”

milanozero.

-Come va?

-In questa città giro sempre in mezzo alla gente, ma sono sempre solo-

-Lei dove nasce?-

-Io nasco a Piazzale Loreto, qualche mese fa. Milano grigia. Non sono un tipo loquace. Milano esalta gli introversi –

-E cosa succede a questi introversi esaltatati?-

-Nei migliori dei casi diventi cinico, se va male voti PDL –

-Perché vivi a Milano?-
-Io non vivo Milano. Io lavoro Milano-
-E dove abiti?-
-………….-

-Cos’è Milano?-

-Milano è un posto alienante, detestato da chi ci vive, e però continua a viverci. E’ fatta di cemento e routine. E’ molto simile a come viene descritta solitamente-
-Cambiamenti possibili?-

-Michail Bakunin diceva che la distruzione è passione creativa-
-Perfetto. Progetti per il prossimo futuro?-

-Vediamo, se non piove potremmo andare a Milano 2, non sono mai stato, dicono sia bellissima!-

Perfetto non piove perciò partiamo. Metropolitana fino a Cascina Gobba e poi autobus direzione Segrate. Saliti notiamo subito un distinto signore molto a suo agio che sta leggendo Il Giornale. In qualche modo è possibile definirlo un complice? Il quesito ci persegue sino a che non scendiamo. Continua a leggere “milanozero.”

Montagna resistente


La Vetricia è una località a 1300 metri d’altezza posta sulle montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano che fanno da confine tra il comune di Barga (LU) e l’Emilia. Qui si trova il rifugio alpino ‘Giovanni Santi’ (www.rifugiosanti.it). Nascosto nella faggeta è difficile vederlo se non quando ci si trova in prossimità. Il rifugio, che dista circa 13km dal centro di Barga, ha visto lo scorso anno la prima nevicata ad inizio novembre e l’ultima a metà aprile.

Attraversato il borgo di Renaio, antica comunità valdese della montagna barghigiana, la strada prosegue parzialmente asfaltata sino al rifugio. Poi, proseguendo oltre La Vetricia la strada, che diviene sterrata, giunge al Passo del Saltello (1600m) e da lì si può raggiungere San Pellegrino in Alpe o Sant’Anna Pelago, sul versante modenese.

La struttura del rifugio attuale è quella della caserma del Corpo Forestale dello Stato costruita sui ruderi di un’antica osteria negli anni ’30, e rimasta in funzione sino agli anni ’60, dopo di che più niente o quasi.

A fine anni ’90 con la costituzione dell’ASBUC (Amministrazione Separata Beni di Uso Civico) la caserma è stata ristrutturata e portata a nuova vita con il rifugio. Dopo varie gestioni nel dicembre 2008 sono arrivati Michele Sordi e Mariangela Grassi che hanno fatto una scelta molto diversa dai loro predecessori, hanno deciso di trasferirvisi in pianta stabile e ne hanno fatto la loro casa. Continua a leggere “Montagna resistente”

Mondocane!

Karin Schirmer è arrivata in Italia in auto dalla sua Germania per finire gli studi di veterinaria circa 15 anni fa, assieme a tre cani: Yao, Odelia (Sloughi-levrieri arabi) e Terzo (jack-russell). Da allora di strada ne ha fatta.

Il suo allevamento, Intissar’s (www.intissars.com) si trova in località Latriani a circa 5 minuti dal centro di Barga, ma raggiungerla non è affatto facile. La strada per arrivare a casa sua è percorribile solo con un buon fuoristrada, o in alternativa si può fare una passeggiata nella vegetazione molto verde e rigogliosa anche in estate.

Karin ad oggi ha circa un centinaio di cani, che alleva e custodisce gelosamente, suddivisi in varie razze. Jack Russell Terrier, Chihuahua, Bassotti Kaninchen, Pastori tedeschi, Chinese Crested Dog (cani nudi), Pastori delle Shetland (mini Collie) e gli amati levrieri: Saluki (persiano), Deerhound (scozzese), Sloughi (arabo), questa razza in particolare è una delle più antiche al mondo, originaria del Marocco e le sue origini risalgono a quasi 4.000 anni fa e attualmente Karin è l’unica allevatrice presente in Italia.

Già dalla scelta del luogo della sua abitazione/allevamento si spiegano molte cose circa la sua filosofia di vita, circondata com’è da numerosi quadrupedi e non solo, fra cui bisogna annoverare per dovere di cronaca anche 4 cavalli, e numerosi fra gatti, galline, tartarughe e pappagalli, tutti accuditi con la stessa passione.

“Vivendo qui con i cani ho instaurato un rapporto personale molto forte con loro” mi spiega Karin “di conseguenza posso dare più libertà ai cani stessi, in maniera tale che si dimostrano da subito più ubbidienti e socializzano molto più in fretta. Così, come puoi vedere, i piccoli chihuahua e jack-russell scorrazzano insieme ai pastori tedeschi o ai levrieri in lungo e largo per l’allevamento, senza nessun tipo di restrizione” Continua a leggere “Mondocane!”

Io sto con le capre

Lei lo sa ben che la mia residenza è collocata in luoghi alpestri e strani dove i popoli vivono a polenta, a rozzi cibi poco men dei cani.

E’ l’acqua e l’aria quel che ci sostenta, il fuoco ci riscalda piedi e mani, lassù fiocca la neve anche di maggio dove si fa il nostro pellegrinaggio.[…]

La gioventù che nasce in questo luogo quando che vede che ‘un ci pol campare, quando hanno sedici anni e dico poco fanno il fagotto e lo varcano il mare”

Santino Agostini detto Santino dell’Angeletti (1837-1917, considerato il più versatile poeta autodidatta della montagna barghigiana)

Prendete un lavoro che nessuno più vuol fare. Prendete un luogo in cui nessuno vuol abitare. Prendete degli animali che nessuno vorrebbe tenere. Prendete tutto ciò, oggi, nel 2010, e fatene la vostra vita. Difficile che avvenga. Molti deciderebbero sicuramente per un posto di lavoro al caldo e con poche difficoltà da portarsi appresso.

Giordano Bonaccorsi, invece, coi suoi 22 anni, ha scelto una cosa diversa. Ha scelto di faticare. Ha scelto di lavorare all’aperto. Al freddo quando fa freddo, al caldo quando fa caldo, e di bagnarsi quando piove. Mosso da una grande passione ha deciso di dedicarsi a quello che più lo interessa. Giordano fa il pastore. Ha 15 capre che pascola nei boschi vicino casa sua, a Barga. Non ha orari di sorta, cartellini da timbrare, o giorni di festa. Si alza presto al mattino. Munge. Le porta al pascolo. Le fa rientrare. Prepara il formaggio. Poi nel pomeriggio le fa pascolare di nuovo e alla sera munge nuovamente. Continua a leggere “Io sto con le capre”

Check Lecbir

– Io riparo televisioni! Un lavoro un po’ strano nel deserto… vero? –
– Eh già! Abbastanza strano! –

Questo tipo alto e magro mi si presenta con questa frase all’interno di un piccolo bazar nel campo profughi di Smara (sud-ovest Algeria). Ci mettiamo a chiacchierare in francese. Lui ha studiato ingegneria ad Algeri. Sta seduto a gambe incrociate su un tappeto accanto al proprietario della piccola bottega. Mi metto in ginocchio e subito lui mi pone un piccolo pezzo di cartone sotto le ginocchia. Subito così, sull’istante mi saltano in testa due pensieri. Il primo è che è un gesto dai fini pratici quasi senza senso. Il secondo invece mi fa pensare che racchiude tante altre cose, molto nobili.

Salutiamo il proprietario e mi porta a casa sua a farmi conoscere la sua famiglia, dopo avermi regalato un pacchetto di noccioline della Mauritania, a sentir lui fra le migliori.

Una tenda, che dovrebbe avere il ruolo di soggiorno. Una casetta in mattoni di fango e tetto di lamiera, che è invece la camera da letto. Un’altra casetta con all’interno tutte le tv da riparare, oggi è festa e non lavora. Un’altra piccola casetta che deve essere finita di costruire con gli aiuti dell’Unione Europea. Poco più in là il pannello solare attaccato a due batterie di automobili che si stanno ricaricando per la notte. Queste quattro strutture sono messe in circolo così da formare una specie di cortile, ovviamente sabbioso, in mezzo sta parcheggiata una vecchia Peugeot blu che Check Lecbir, così si chiama, ha acquistato in Mauritania anni fa. Gli chiedo se posso fargli una foto accanto all’auto. Dice di sì e scatto. Continua a leggere “Check Lecbir”

Live in Sarajevo

Mosso dal testo della canzone dei C.S.I. sono andato a vedere che cosa fosse veramente questo famoso “catino”.

Questo luogo di frontiera che avevo sempre visto in televisione quando frequentavo le scuole elementari come qualcosa di già visto, di inevitabile, come il bagnarsi quando piove, o il sudare quando è caldo. Il tutto assimilato nella maniera più distratta possibile all’ora di pranzo o cena al telegiornale. Ricordo anche, sarò stato al terzo o quarto anno, che ci riunirono per decidere cosa potevamo fare noi per loro. Alla fine decidemmo di inviare dei giocattoli. Io portai da casa delle macchine e dei camioncini, quest’ultimi anche discreti, poi impacchettammo tutto negli scatoloni e lo consegnammo al nostro maestro di matematica, già famoso per palpar il sedere alla nostra maestra di storia, che li caricò sulla sua Fiat 126 verde acqua che con il suo sferragliare arrivò fino all’ufficio postale.

Poi più niente o quasi. Scuole medie. Massacro di Srebrenica. Morte. Nazioni Unite immobili. Morte. Bombardamenti Nato. Morte. Eccetera. Morte. Eccetera. Continua a leggere “Live in Sarajevo”

Live in Novoli (FI)

Abito al primo piano di un palazzo molto poco bohemien.
Appena fuori sul pianerottolo senti già l’odore indefinito che caratterizza l’appartamento.
La mia stanza la condivido con uno studente siciliano di Palermo. Studia legge ed è il massimo sospettato per l’indefinibile odore (mai visto farsi una doccia).
La camera è semplicemente squallida. Imbiancata di un bianco sporco. E’ divisa da due armadi che arrivano al soffitto. E sui muri laterali i letti. Il mio e il suo. In un angolo vi sono due tavoli di plastica bianca, di quelli che si usano all’aperto, con sopra il suo computer, il suo subwoofer, il suo stereo, i suoi libri, la sua tv, i suoi capelli, le sue cingomme e tanta, tanta polvere.
E’ da due anni che abita lì, ma sembra invece che vi ci sia appena trasferito.
La poltrona è sfondata, ma se pulita, è molto comoda. Forse è l’oggetto più bohemien dell’intero appartamento. La luce è un faretto da cantiere, avvitato nel muro e puntato in alto. Fa una gran luce. Che dire poi della cucina. La prima volta che ci sono entrato. Simone, il mio compagno di stanza, mi fa: l’ha appena imbiancata Michele (muratore pugliese che vive in una singola nello stesso appartamento) Chissà com’era prima! Faccio io. Colore standard: bianco sporco. Tre sedie. Tutte diverse e tutte scassate. Un tavolo integro, per fortuna. Continua a leggere “Live in Novoli (FI)”