Fine agosto. Caldo. Niente nuvole all’orizzonte. Parto per un giro lungo su strada con la mia bici. Continua a leggere ““mmh” *”
Categoria: Reportage
“Le faremo sapere” Merda! L’ha detto davvero?
Ce l’abbiamo fatta a finire il lavoro, anzi a dire il vero il lavoro era finito da un bel po’ di tempo, il motivo per cui ci siamo attardati nella pubblicazione è dovuto alle continue mail di risposta, dopo le ovvie mail di domanda, in cui ci si rispondeva col classico: le faremo sapere. Continua a leggere ““Le faremo sapere” Merda! L’ha detto davvero?”
coming soon…
Road to shousha è in fase di impaginazione. Siamo impazienti di completarlo. Da giorni lavoriamo su ogni dettaglio perchè vogliamo sia perfetto. Lo scritto di stefano,vi anticipo,è splendido. ( Ci sarà una fotogallery di ben 40 scatti e…una sorpresa! ). E’ un progetto che abbiamo concepito con passione e nel quale crediamo, perchè informare e documentare,è sinonimo di speranza!
Stefano Tommasi
I.F. and his getaway from home
I.F. was born in Somalia 19 years ago. He lived there for a short time, spending his childhood and teenage years in Ethiopia. Continua a leggere “I.F. and his getaway from home”
I.F. e la sua lunga fuga da casa
I.F. è un ragazzo nato in Somalia 19 anni fa, ma lì ci ha vissuto veramente poco. Passa la maggior parte della sua infanzia e adolescenza in Etiopia. Continua a leggere “I.F. e la sua lunga fuga da casa”
Un viaggio poco distante, un viaggio nell’altrove
“…io termino il mio canto ascoltatori
vi prego a perdonare ogni sciagura
che sono un vate privo di scrittura.
Soltanto coi sensi di natura
questi deboli versi ho ritrovato,
perché il mestiere mio è l’agricoltura,
di terra e anche pastor son nominato.
Di sessantaquattr’anni è troppo dura
la mente non ho più fresca nel capo
nato e vissuto sempre all’Appennino,
questo è il mio nome: Agostini Santino.” Continua a leggere “Un viaggio poco distante, un viaggio nell’altrove”
lepiccolecosefannoladifferenza (come uno spazio fra le parole)
Vado o non vado? Vado o non vado? Ma dove? Non importa dove. La domanda è vado o non vado? No non vado di certo! Che vado a fare io? A che serve? Si sa chi era e cosa ha fatto, che ci vado a fare. Poi io ero piccolo, me la ricordo solo per sentito dire. Sì va bene, dopo mi sono documentato, ho letto, visto film, però ora…. insomma che me ne frega. Poi queste cose pubbliche mi disgustano. Troppa retorica, troppo auto-referenzialità, specie se si tratta di una faccenda inglese. No non ci vado neanche morto! Lo giuro!
La signora attempata a fianco a me ascolta incessante il gracchiare della sua radiolina, di quelle come non se ne vedono più, che trasmette per intero la cerimonia funebre. Sta seduta incredibilmente immobile su una seggiolina minuscola da campeggio mentre è circondata da un mare in tempesta, la folla. E’ insieme ad un gruppo di amiche che per l’occasione hanno messo su un cappotto modesto, ma buono, e tengono una mini Union Jack in mano. Continua a leggere “lepiccolecosefannoladifferenza (come uno spazio fra le parole)”
10. Giro di Cipro – Il ritorno
Ma non è finita. Ore 9e30 locali siamo già fuori dall’aeroporto di Pisa a montare le bici per l’ultima tappa. Pisa-Barga. Mia madre mi telefona: prendi il treno che è caldo! Guardo il termometro, sono 35 gradi. Puah! Quasi freddo.
Ritorniamo sulla strada belli baldanzosi e tutti abbronzati. Percorriamo il primo chilometro sulla sinistra, contromano. Rischiamo la vita e finalmente ci accorgiamo che siamo a Pisa così riprendiamo la destra. Siamo gasati e ci aggiriamo col fare di chi torna vincitore da una campagna di guerra. Abbiamo concluso il giro di Cipro, noi! Merde!
Poi succede quello che non ti aspetti. Quello per cui ci eravamo allenati duramente prima di partire, e che abbiamo cercato di ripetere al meglio in corsa, ovvero evitare di essere superati da qualsivoglia ciclista o simile. Ed invece proprio come quelle corse in cui succede tutto all’ultimo giro, accade l’irreparabile.
Una signora anziana, sorrisetto falso con tanto di camicetta a fiorellini blu, gonna sventolante e capello in maxi-piega ci supera a tutta velocità sul cavalcavia della ferrovia con la sua nuovissima, e odiatissima, bicicletta elettrica.
Oriano scoppia in lacrime e urla di ritirarsi per sempre dall’attività. Io mi fermo, lascio la bici, monto sul parapetto per buttarmi sui binari ma un passante mi ferma in tempo. Siamo sconvolti. Come può essere successo? Sembrava fatta, ci siamo distratti per un minuto dopo 15 giorni, e lei ne ha approfittato. E poi chi era lei?
Sarà un duro colpo da digerire questo, più duro di certe cicatrici che rimangono impresse sulla pelle.
Imbocchiamo la strada per Lucca a tutta, saltiamo passaggi a livello chiusi, non ci importa di nulla e siamo molto incazzati. Passiamo Lucca ancora più forte, le mura non le vediamo nemmeno. Superiamo ed abbattiamo branchi di fighetti-gambe-depilate che con le loro bici da corsa super-leggere e super-performanti, tentano di imitare un Cavendish qualunque lungo la fondovalle. Arriviamo a Fornaci, saliamo da Loppia veramente a tutta, ed oltre. Non siamo stanchi noi. Ci fermeremo soltanto in piazza del comune, dal Marino, a forza di birre e tocchini. Il giro era finito.
FINE
Stefano Elmi
scrittimaiali©
9. Giro di Cipro – La fine
Alla mattina ci svegliamo abbastanza tardi e fuori fa ancora fresco, meraviglioso. Girottoliamo per il paese, che non è un vero e proprio paese. E’ immerso in un bosco di pini odorosi con una moltitudine di sentieri per trekking e mountain bike. Ai chioschi dei souvenir è un continuo via vai di russi che arrivano coi loro suv. I nuovi conquistatori dell’isola. Arriviamo in prossimità del monte Olimpo, non possiamo raggiungere la vetta perché c’è un mega-radar dell’esercito inglese fatto a forma di pallina da golf, con l’unica differenza che è gigantesca.
A fianco arriva la seggiovia che d’inverno porta su gli sciatori. Sembra un altro mondo. Si vede il mare della parte turca oltre la green-line. In lontananza un ammasso urbano biancastro, Nicosia. Fra l’orizzonte e le montagne una distesa gialla infuocata, il nostro deserto del Kalahari. Fanculo! Sembra così piccolo da qui, e magari lo è, però in bici è tutto così infinito certe volte. Comincia a piovere e fa piuttosto fresco. Tutt’intorno le montagne sono ricoperte da pini sin sulle vette. Qua e là altre palline da golf gigantesche sulle vette più alte. Continua a leggere “9. Giro di Cipro – La fine”
8. Giro di Cipro – A Nicosia non piace la bici (parte 2)
Sullo sfondo da una parte le montagne e dall’altra il mare della costa turca, e neanche una casa a cui chiedere dell’acqua. Vediamo un’insegna della Coca-Cola, ci fiondiamo. Sarà un ristorante chiuso almeno da un anno. Merda, ancora. Ci prendiamo un integratore gelatinoso, l’unica cosa che abbiamo e possiamo buttar giù, idea pessima, fa venir ancora più sete. Intanto il mio contachilometri acquistato da Decathlon, e fatto passare per un invenzione avveniristica ed irrinunciabile, è fermo da ormai 30 km. Nel clima di nervosismo generale che piano piano sta prendendo il sopravvento, prendo il coltellino e taglio tutto e lo tiro in un bidone lì vicino. Bisogna eliminare il peso inutile. Non stiamo ormai più tanto bene.
Ripartiamo ma i chilometri non passano. Ogni tanto qualche salita, la velocità che si riduce e i chilometri che continuano a non passare. Più avanti c’è quello che ha tutti i crismi per sembrare un miraggio, un negozio di ceramiche. Cosa ci faccia un negozio di ceramiche in mezzo al deserto del Kalahari non lo so, però il signore è gentile e ci offre un bicchiere d’acqua, dicendoci che più avanti troveremo una stazione di servizio. Leggermente ripresi, ripartiamo. Inutile dire che della stazione di servizio neanche l’ombra. L’unica cosa che troviamo è un chiosco di una signora che vende cetrioli e altre verdure inutili. Ci offre dell’acqua e stiamo meglio. Ma dove cazzo siamo? Ripartiamo e dopo poco svolta a sinistra della strada e intravediamo quella che sembra una stazione di servizio. Stavolta non è la stanchezza, è veramente lei. Una specie di oasi in mezzo al deserto per noi. Sono le due del pomeriggio, fa caldissimo e siamo sconvolti. Continua a leggere “8. Giro di Cipro – A Nicosia non piace la bici (parte 2)”


