Fine agosto. Caldo. Niente nuvole all’orizzonte. Parto per un giro lungo su strada con la mia bici.
Salgo la strada che porta alla galleria Cipollaio, è un po’ di tempo che non la ripercorro, sempre bella. Tunnel e poi discesa verso Seravezza.
Sono partito da casa senza mangiare e ho fame. Trovo una pizza al taglio proprio dentro Seravezza. Tante pizze diverse e tagliate a quarti.
Me ne dia due, no scusi facciamo quattro –
Ah vuole la pizza intera allora –
Eh sì ho fame –
Come la vuole? –
Ma vediamo, wurstel no, capperi no, facciamo salsiccia –
Ecco a lei –
Grazie –
Butto giù tutto con una Peroni. All’ultima fetta, pensando agli 80km che ancora mi dividono da casa penso che forse bastava anche un po’ meno, ma ho fame, devo mangiare, meglio così. Caffè a Pietrasanta e poi via verso il Monte Magno.
Il vantaggio di partire a orari ciclisticamente parlando del cazzo, è che non trovi nessuno per le strade. L’una, le due, le tre del pomeriggio di un sabato d’estate più o meno tutti sono a bivaccare su qualche sedia o poltrona dopo il lauto pranzo e in bici se sopporti un po’ il caldo ti puoi divertire.
Riempio la borraccia sul Monte Magno. Davanti alla fontanella che vedrà centinaia di ciclisti al giorno sono intenti in discussioni animate tre signori in canotta e ciabatte, evidentemente del posto, su quali tecniche adottare per catturare un cinghiale che ti distrugge un orto. Uno dei tre parla praticamente da solo, si vede che è un argomento che lo tocca da vicino. Nella mischia si trovano gettati, malgrado loro, tre volontari del servizio antincendio boschivo, che in qualche modo devo pur passare la giornata. Uno, più giovane, trova conforto nello smartphone seduto sul sedile del pick-up, mentre gli altri due sono direttamente nella mischia. Ascoltano compiuti, annuiscono qualche parola ogni tanto poi guardano l’orologio, non possono uscirne.
Parto in discesa poi prendo il bivio per Fiano-Loppeglia. Obiettivo della giornata evitare strade trafficate intorno Lucca dopo il risveglio dal pranzo. Fa caldo, scalo i rapporti, ma qualcosa non va. Mi guardo dietro: gomma sgonfia? no. Forse un freno bloccato? no. Il cambio cambia. Che succede? Cazzo ma allora sono proprio io, e d’un tratto realizzo e poi sento (molto bene) questa palla dentro lo stomaco che non va né giù né su. La pizza con la salsiccia è ancora lì. Butto giù acqua, sembra che faccia sempre più caldo. Non si vede la fine della salita. Stringo i denti e dopo la chiesa di Fiano, piena di gente per un matrimonio, la strada spiana. Questo è il segnale: è finita.
Mi butto sotto la fontanella che c’è in cima al passetto. Goduria. Bevo e mi rinfresco. Un signore molto cordiale vede la bici e mi parla di quando ci andava lui e faceva dei gran giri.
Parliamo dei percorsi, dei rapporti e parliamo e parliamo ancora. Che bello penso: girare così, gli incontri casuali e tutto quanto. Poi nella discussione ci s’infila anche al moglie e giù discorsi. Ma proprio bello e piacevole. Sono già di fronte alla bici, indugio a mettermi il casco e salutare.
Ma sì un’altra rinfrescata ci sta proprio – visto che voglio fare anche la salita di Pescaglia e tornare a casa da Fabbriche di Vallico.
Mi riasciugo la faccia con la maglietta e succede l’irreparabile. La signora visto il mio indugio a partire, si tuffa in macchina agguanta due, tre, forse quattro opuscoli e me li porge dicendomi:
Conosci i testimoni di Geova? –
Noooooooooooooooooooooooooooooo, assieme ad altre cose irripetibili, è il grido sordo che mi rimane, purtroppo, dentro.
Sa che ci sarà una catastrofe a breve, un giorno del giudizio cui tutti saremmo chiamati, sottolineo a breve. Lo sa cosa dice Paolo nel Vangelo? –
Scusi ma sinceramente lo ignoro –
Male! Lo legga il Vangelo e guardi cosa dice Paolo –
Ma non ce l’ho il Vangelo –
Allora lo compri, ma comunque ci sarà una catastrofe a breve che farà finire il mondo così come lo conosciamo, e tutti noi saremmo costretti a risponderne, lo sa questo? –
No guardi francamente anche questo lo ignoro, e poi più catastrofe di questa mia salita e di questo caldo adesso non riesco ad immaginarmelo-
Ma la signora rilancia, non si fa impietosire dalla mia maglietta fradicia e dal sudore che mi cade da tutte le parti. Anche la descrizione minuziosa del giro che ho fatto e dove devo ancora arrivare sembra non avere nessun effetto per smorzare anche minimamente il suo ragionamento, lasciandomi andare, in pace s’intende.
Mi fa un monologo di 5 minuti netti, che nelle mie condizioni sono sembrate 5 ore, cui non potrei scriverne niente, perché non ne ricordo assolutamente niente. Io annuivo semplicemente sfogliando malamente qualche opuscolo. La stanchezza m’impediva d’uscirne. Impossibile fermarla. Le uniche parole che ricordo sono: Paolo, Vangelo, giudizio universale, ma più di tutte catastrofe.
D’improvviso si ferma. Sono libero? Il signore mi ritorna a parlare di bici, di telai, di freni.
Penso: ma che palle questi incontri casuali, la cordialità, le passioni comuni, il trovare quest’omino che ti racconta dei suoi giri in bici in cima ad una salita sofferta in cui vorresti solo rimanere in pace e rinfrescarti con l’acqua. Mi tuffo in discesa.
– Lo compri il Vangelo! –
– Ciaoooooooo! –
Il resto del viaggio è la salita a Passo Sella fatta in maniera più allegra. La palla nella pancia è digerita, ed è tutto un altro andare. Discesa per la valle dell Turrite e poi Barga attraversando il Serchio su una strada sterrata.
NOTE
130 km. 2000m dislivello. 1 pizza alla salsiccia. 1 birra. 1 caffè. 1 Coca-Cola. 1 testimone di geova (il marito della signora non si è pronunciato in merito, probabilmente succube della di Lui moglie). 3 salite importanti di cui una con visioni. Sempre troppa poca discesa.
Stefano Elmi
scrittimaiali (C)
*titolo frutto di una citazione molto esplicativa del fotografo di moda con passato da boxer Rino Tommasi