Un viaggio poco distante, un viaggio nell’altrove

simone togneri
“…io termino il mio canto ascoltatori
vi prego a perdonare ogni sciagura
che sono un vate privo di scrittura.
 
Soltanto coi sensi di natura
questi deboli versi ho ritrovato,
perché il mestiere mio è l’agricoltura,
di terra e anche pastor son nominato.
Di sessantaquattr’anni è troppo dura
la mente non ho più fresca nel capo
nato e vissuto sempre all’Appennino,
questo è il mio nome: Agostini Santino.”

 

Santino Agostini detto Santino dell’Angeletti (1837-1917, considerato il più versatile poeta autodidatta della montagna barghigiana)

 

Come riempire un pomeriggio sonnacchioso di un dicembre piuttosto freddo e umido che si prepara al Natale e ai suoi soliti riti?

Come riempire un pomeriggio fra posti conosciuti dove sei passato mille volte, ma forse non ti sei mai soffermato a sufficienza?

Con un viaggio senza tempo, volato via senza neanche prender fiato, un viaggio nell’Altrove. Guardando semplicemente la montagna, il torrente che scorre, mentre ascolti storie, esperienze, e il ritrovamento di una propria dimensione.

Simone Togneri è uno scrittore, l’ho conosciuto una sera di circa due o tre anni fa (stiamo ancora disquisendo sul tempo esatto) a cena nella casa di Giordano Bonaccorsi a Moscamora.

Per chi conosce Moscamora, ma anche per chi non conosce Moscamora, il luogo sarebbe sufficiente a spiegare di per sé tante cose.

Moscamora numero 1, dice la mattonella a fianco della porta d’ingresso. E’ l’unica casa nella zona, a metà della Valle della Corsonna, si trova in mezzo a un bosco ed era disabitata da circa 30 anni.

L’altro giorno arrivando a casa di Simone a Merizzacchio, altra località della Valle della Corsonna, a circa 5-6 km dal centro di Barga, sento un fischio che mi giunge alle orecchie dall’alto del bosco. Guardo in alto ma vedo solo un fuoco, ma poi al fianco noto anche lui intento a sistemarlo.

A sedere sul bordo del pozzo sopra la casa, guardiamo la Cima dell’Omo innevata col sole di dicembre già debole che si sta affievolendo sempre più sino a morire. Le luci delle case sparse qua e là piano piano iniziano ad accendersi. Anche la chiesa di Montebono, che domina la valle, alla confluenza fra il torrente della Corsonna e il Rio di Montebono ha acceso le luci natalizie. Il gatto si arrampica sulle nostre spalle mentre noi guardiamo la valle. Ogni tanto i fari di qualche macchina arrancano su per i tornanti di Val di Vaiana e Carpinecchio, che portano ai millemetri di Renaio. I comignoli, qua e là, fumano. C’è vita.

A volte capita” dice Simone “che chi viene a trovarmi mi chieda se non ho paura a starmene quassù, in questa casa tutto solo. Chiedo sempre: “paura di che cosa?” E allora rispondono: “degli animali, degli spiriti, del bosco, del buio.” Eppure nessuno nomina mai gli esseri umani.”

Simone vive nella vecchia casa che fu dei suoi nonni, gli unici che non scapparono da questa valle, e consumarono qui tutta la loro vita. Altri parenti partirono, come tantissimi altri da queste parti, spesso varcavano l’oceano senza aver mai visto altro che questa valle e queste montagne, alcuni non ritornarono mai più.

Simone invece è tornato. Dopo un peregrinare simile a tanti suoi coetanei: scuole, accademia di belle arti, lavoro sempre più lontano da casa, ad un certo punto qualcosa è cambiato, e ha deciso di invertire questa tendenza. Prima riaprendo e poi andando a abitare in quella che non è solo una casa, ma un luogo che racconta di molte storie e vite passate fra quelle mura.

Qualche centinaia di metri sopra la casa passava la Linea Gotica durante la Seconda Guerra Mondiale e la Valle della Corsonna era una terra di nessuno, a seconda degli avanzamenti o arretramenti dell’una o dell’altra parte. Per un breve periodo in questa casa i soldati della 92° Divisione Buffalo avevano installato una piccola infermeria. Nella cucina-salotto-focolare dove siamo seduti c’è ancora una credenza di legno, che neanche lei sa più quanti anni ha, che veniva usata dai soldati come mobile dove sistemare i medicamenti. “Riuscivano a prendere quelli posti più in alto senza neanche alzarsi sulle punte dei piedi. Erano quasi dei giganti, secondo i racconti di mia nonna” dice Simone.

Simone qui scrive i suoi gialli e noir, che a differenza delle apparenze, in gran parte hanno ambientazioni cittadine. Ha già numerose pubblicazioni alle spalle, sia di romanzi che racconti brevi. Ha pubblicato il thriller Dio del Sagittario (Edizioni L’Età dell’Acquario), con protagonisti Simòn Renoir e il Commissario Mezzanotte, e Cose da non dire (Lindau). Altri suoi racconti sono apparsi in Tutto il nero dell’Italia (Noubs), Racconti nella rete 2008 (Nottetempo), Carabinieri in giallo 2 (Mondadori), Toscana in giallo (Fratelli Frilli Editori) e su “Cronaca Vera”, “Sherlock Magazine”, “Il Carabiniere” e “Il Manifesto”. Nel corso del 2013 insieme all’amico chef decoratore, Claudio Menconi, ha pubblicato il romanzo/ricettario Caterino, romantico duello in punta di forchetta (Brandani).

L’ultimo lavoro da poco in libreria è Arnoamaro un altra indagine di Sìmon Renoir e del Commissario Mezzanotte pubblicato da Fratelli Frilli Editore.

Ma come mai un trentenne torna sui suoi passi? Perché torna là dove ad ogni temporale più insistente una frana interrompe la strada? Perché torna là dove tutto era nato, là dove la sua famiglia era nata e in parte scappata?

Simone è chiaro. “Non abito quassù per fuggire dalla gente o da chissà cos’altro. Ho una buona connessione internet che mi aiuta nel lavoro, ma spesso giro per alcune città per le presentazioni dei miei libri o per quelle di altre pubblicazioni, ma anche per i fatti miei e ciò non mi dispiace affatto, anzi. Però sono felice di pensare che ho un posto in cui posso tornare e osservare lo scorrere del torrente, piuttosto che il rumore che fa la tramontata quando scende dall’Appennino certi giorni d’inverno. Un posto con un orto per mangiarmi ciò che coltivo. Un posto in cui andare nel bosco e farmi la legna per scaldarmi. Non è un posto facile, talvolta è anche molto poco romantico, ma qui semplicemente ho trovato la mia dimensione.”

Ha iniziato a piovere in maniera consistente, è il temporale annunciato. Davanti al camino abbiamo speso la maggior parte del pomeriggio, bevendo un po’ di rosso. Guardo l’orologio, è sempre presto. Presto per cosa poi? Non importa, è presto.

Dopo svariate discussioni su quasi tutto, riguardo l’orologio e sono passate quasi due ore. Impossibile, penso. L’ho guardato solo cinque minuti fa l’ultima volta. Cosa è successo?

Simone è nell’altra stanza e a voce alta fa: “quando abitavo giù a Barga quattro ore sembravano dodici in confronto a qui. Qui il tempo passa meglio e alla fine si vive meglio.”

Stefano Elmi

Simone Togneri: an urban thriller writer living in the mountains.

A short journey – a journey to some where else

How to fill a sleepy, chilly and damp December afternoon that is waiting to celebrate Christmas with its usual rituals?

How to fill an afternoon among well-known places where you’ve passed through thousands of times, but perhaps you’ve never stopped long enough to really look at?

With a journey where time was not important, gone without even noticing it, a journey to some where else.
Simply looking at the mountain, the flowing stream, while you’re listening to stories, experiences, looking for and finding a proper dimension.

Simone Togneri is a writer, I met him two or three years ago (we’re still discussing the exact timing of that) for a supper at Giordano Bonaccorsi’s house in Moscamora.
For those who know Moscamora, but even for who don’t, Moscamora, the place itself would be enough to explain many things. Moscamora number 1, says the tile beside the front door. It’s the only house around, in the middle of the Corsonna Valley, surrounded by a woodland.

It had been uninhabited for about 30 years.

The other day as I arrived at Simone’s house in Merizacchio, along the Corsonna Valley 5 or 6 km far from Barga, I heard a whistle coming from the top of the woodland. I looked up high, saw a fire burning and after a while, the person tending it.

Sitting on the edge of the well just above his house, we watch the snowy Omo summit along with the light of the December sun feebly sinking down to die.

House lights along the whole valley slowly started to light up. Even the Montebono church, which dominates the valley, at the confluence between Corsonna stream and Rio di Montebono switched on its Christmans lights.

The cat climbed on our shoulders while we’re watching the valley. A few car’s lights are struggling along Val di Vaiana and Carpinecchio rise, on the road to Renaio.

Hither and there chimneys smoke. There’s life.

Sometimes people who come to meet me wonder if I am afraid to live here, in this lonely house. So I always reply: “Fear of what?” and they reply: “of the animals, of the spirits, of the wood, of the darkness”. No one ever mentions human beings”.

Simone lives in his grandparents house, the only people who didn’t escape from this valley, They stayed and lived out the rest of their lives here.

Other relatives had left, as many other people around, they had crossed the ocean, never to return or set foot in the valley or see the mountains again. Simone instead is back.

After a wander similar to his peers: schools, art academy, job always further away from home, at a certain point something changed, and he decided to reverse this trend.

Reopening the building and later started living in that which it is not only a house, but a place whose walls can recount many stories and past lives.

A few hundred metres above the house, the Gothic Line passed by during the World War II and the Corsonna Valley was in no man’s land, decided by the moving forward and back of one or another of the armed forces.

In this house for a short period the 92° Buffalo Division soldiers set up a small field hospital. In the kitchen-living room-fireplace there’s still a cupboard of uncertain age used by the soldiers to store their equipment and medicine. “ They were able to take those which were on the top without standing on tiptoe. They looked like giants, as my grandmother’s tales said.” Simone says.

It is this location that Simone writes his thriller fictions and noir stories, most of which are based and situated in urban city environments. He already has many publications to his credit, both fiction and short stories. He published a thriller called Dio del Sagittario (Edizioni L’Età dell’Acquario), with the main characters SimònRenoir and Commissario Mezzanotte, and Cose da non dire (Lindau). Other tales appeared on Tutto il nerodell’Italia (Nobus), Racconti nella rete 2008 (Nottetempo), Carabinieri in giallo 2 (Mondadori), Toscana in giallo (Fratelli Frilli Editori) and on “Cronaca Vera”, “Sherlock Magazine”, “Il Carabiniere” e “Il Manifesto”. During 2013 together with his friend, chef-decorator, Claudio Menconi, he published the fiction/recipe book Caterino, romantico duello in punta di forchetta (Brandani).

His latest work is now out – Arnoamaro, another investigation by Simòn Renoir and Commissario Mezzanotte, published by Fratelli Frilli Editore.

Why does a thirty-year-old go back to his roots? Why does he go back where at every heavy storm the road is interrupted by a landslide? Why does he go back where everything was started, where his family started and in part, later escaped?

Simone is clear: “I don’t live here to escape from people or for other reasons. I have a good internet connection which helps me in my job, but often I’m out in several cities for a book presentation or for other my publications, or even for my own business and I love it but I’m happy to think I have a place where I can go back to watch the stream flowing or the noise made by the Tramontana – the wind when comes down from the Apennines during some cold winter days. A place with a vegetable garden where I can eat what I cultivate. A place where I can go into the forest to cut the wood I need to keep me warm. It’s not an easy place and often is less romantic, but here I simply found my own dimension.”

It had started raining heavily, the storm was on the way. We had spend most of our time in front of the fire, drinking red wine. I look at my watch, it’s still early but early for what? Never mind, it’s early.

After several discussions about almost everything, I look again at my watch again and two hours are gone past. Impossible, I think. I’ve just looked at it only five minutes ago last time. What’s going on?

Simone was in the other room and in loud voice he said: “when I lived downtown in Barga four hours felt like twelve in comparison. Here the time passes in a better way and in the end you can live better.

Stefano Elmi

scrittimaiali ©

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