Montagna resistente


La Vetricia è una località a 1300 metri d’altezza posta sulle montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano che fanno da confine tra il comune di Barga (LU) e l’Emilia. Qui si trova il rifugio alpino ‘Giovanni Santi’ (www.rifugiosanti.it). Nascosto nella faggeta è difficile vederlo se non quando ci si trova in prossimità. Il rifugio, che dista circa 13km dal centro di Barga, ha visto lo scorso anno la prima nevicata ad inizio novembre e l’ultima a metà aprile.

Attraversato il borgo di Renaio, antica comunità valdese della montagna barghigiana, la strada prosegue parzialmente asfaltata sino al rifugio. Poi, proseguendo oltre La Vetricia la strada, che diviene sterrata, giunge al Passo del Saltello (1600m) e da lì si può raggiungere San Pellegrino in Alpe o Sant’Anna Pelago, sul versante modenese.

La struttura del rifugio attuale è quella della caserma del Corpo Forestale dello Stato costruita sui ruderi di un’antica osteria negli anni ’30, e rimasta in funzione sino agli anni ’60, dopo di che più niente o quasi.

A fine anni ’90 con la costituzione dell’ASBUC (Amministrazione Separata Beni di Uso Civico) la caserma è stata ristrutturata e portata a nuova vita con il rifugio. Dopo varie gestioni nel dicembre 2008 sono arrivati Michele Sordi e Mariangela Grassi che hanno fatto una scelta molto diversa dai loro predecessori, hanno deciso di trasferirvisi in pianta stabile e ne hanno fatto la loro casa.

Lui ex-capo cantiere edile, originario di Montecatini, ma da tempo residente in Garfagnana. Lei ex-operaia calzaturiera, di Poggio in Garfagnana, qui a La Vetricia vivono assieme ai loro 3 Labrador (che fanno parte del Nucleo Cinofilo Alpino di Soccorso dell’ANPAS), cui si sono aggiunti circa un mese fa 5 cucciolini. Mentre i loro figli vivono in un paese più a valle in Garfagnana per frequentare la scuola.

“La cosa più difficile da far capire” spiega Michele “è che questo non è un ristorante, ma un rifugio. Se fosse solo un semplice ristorante, io la sera chiuderei e me ne andrei a casa, invece io e Mariangela rimaniamo qui”

Il rifugio, oltre ad una buonissima cucina casalinga, offre anche la possibilità di pernottare (15 posti letto), il tutto a prezzi modici e un’ospitalità invidiabile.

Con la loro scelta di vita, Michele e Mariangela, tentano ogni giorno di ridare vita ad un luogo che nella sua storia, sia antica che recente, ne ha passate tante.

Qui passava l’antica via dei Remi, un’antica via usata per il trasporto del legname, che da questi boschi giungeva sino al fondovalle, e da lì tramite il Serchio (all’epoca navigabile) arrivava agli arsenali di Pisa, dove lo stato fiorentino, nel XVI e XVII sec. stava allestendo la sua flotta.

Barga all’epoca era un enclave dello stato fiorentino, ed era quasi una tappa obbligatoria, per chi giungeva dal Ducato di Modena e voleva recarsi nelle terre della Repubblica di Lucca e viceversa. In molti, infatti, sceglievano questo percorso alla luce delle particolari esenzioni fiscali di cui godeva il territorio di Barga per il suo particolare status.

E quale posto era meglio della vecchia osteria de La Vetricia? Isolata e fuori da occhi indiscreti, per portare a termine le trattative commerciali?

Lo storico barghigiano Pietro Magri a fine ‘800, giungendo quassù ad osservare la desolazione che ormai regnava in questa località ricorda, nel suo libro ‘Il territorio di Barga’, quello che fu La Vetricia nel passare dei secoli:

La Vetricia era un’antica osteria ed il punto più florido di questa parte dell’Alpe. Qui era il ritrovo di tutti i contrabbandieri e di tutti i passeggeri tanto toscani quanto lombardi; il luogo di tutti i maneggi, di tutti gli accordellati, questa la loro camera di commercio, di consiglio, il loro parlamento…”

La storia più recente invece racconta delle lotte fra partigiani e nazi-fascisti. Qui passava la Linea Gotica. Qui per un intero inverno c’è stato il confine. Da La Vetricia seguendo il sentiero n°38 si giunge al rifugio Casentini dove poco distante si trova la località di Siviglioli, il luogo dove nacque uno dei primi nuclei di resistenza della provincia di Lucca. Siviglioli infatti fu la base della brigata partigiana XI zona, guidata dal comandante Pippo, Manrico Ducceschi.

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Per tornare ad oggi La Vetricia è un buon punto per far partire le proprie escursioni.

In inverno numerosi sono gli sci-alpinisti o semplici escursionisti con ciaspole o ramponi, che ne fanno la loro tappa. Mentre in estate è ideale sia per i trekking a piedi, in mountain-bike o a cavallo. Le classiche mete da raggiungere partendo da qua sono: il Lago Santo, sul versante modenese, la vetta del Monte Giovo (1991 m.), la piana dell’Altaretto, il Monte Omo, la Baita Morena, le cime di Romecchio, il passo del Saltello, il Monte Rondinaio.

L’utilizzo di un fuoristrada è consigliato per arrivare quassù in inverno, ed a volte non è comunque sufficiente. Anche Michele, lo scorso inverno, nonostante il suo Land Rover è rimasto più volte bloccato dalla neve e di conseguenza isolato. Già perché la strada comunale non viene pulita in maniera costante, ma solo in caso di nevicate copiose. Ma nonostante ciò Michele e Mariangela non si arrendono neanche di fronte alle disfunzioni di natura burocratica.

“Non c’è la mentalità di vivere la montagna in maniera totale” afferma Michele “quassù da novembre ad aprile, per gran parte della gente, è come se non esistessimo. Pensano che non sia possibile che due matti, perché questo noi siamo” aggiunge sorridendo “abitino tutto l’anno a La Vetricia. Invece bisognerebbe capire che questo tipo di luoghi andrebbero considerati da tutti come una risorsa importante durante tutto l’arco dell’anno”

Infatti è un po’ come se questa parte di montagna fosse appannaggio quasi esclusivo delle gelosie e delle rivalità dei soli cercatori di funghi o dei cacciatori, che la utilizzano come il proprio giardino di casa. Importante sarebbe invece comprendere che chi viene sin quassù ad effettuare le escursioni e ne rispetta l’ambiente è da considerarsi un’importante risorsa da mantenere nel tempo. Solo ultimamente, anche per queste zone, vi è un sempre maggior interessamento, sia per le escursioni invernali che estive, di appassionati che giungono anche dalle province vicine. La notizia di un rifugio aperto tutto l’anno si è diffusa. Qualcosa sta cambiando.

Quassù in montagna di resistenza si può continuare a parlarne anche oggi. Resistenza intesa come riappropriazione di zone considerate minori e che nel corso nei decenni si sono costantemente spopolate. Resistenza intesa anche nei confronti di un mercato del lavoro sempre più precario ed incerto. Resistenza nei confronti degli assurdi ritmi imposti dalla vita di tutti i giorni. Insomma una resistenza nei confronti di una società che ha ormai perduto la sua umanità.

E’ tempo di scelte forti, radicali, nette e le persone con la volontà di farle specie in questi tempi di crisi non mancano. Michele e Mariangela ne sono la conferma.

Stefano Elmi

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6 pensieri riguardo “Montagna resistente

  1. Bravo Stefano, scrivi delle belle cose. Questa anche molto documentata. A me piace il tema e l’atmosfera, e mi tocca la citazione del comandante Pippo, al cui fianco mio padre fece il partigiano. Conosci Rumiz? Le tue cose a volte ricordano i racconti di viaggio di Rumiz.

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    1. grazie mille Antonio!!
      è già un po’ di tempo che leggo dei libri sulla storia di barga e dintorni,
      come dice un mio amico ‘bisogna conoscere la storia del nostro territorio, altrimenti si va poco lontano’ (giordano, il pastore) e io aggiungo che bisogna anche viverli certi posti, infatti tutte le foto che vedi le ho scattate in inverno quando vado con gli sci e nelle altre stagioni a piedi.

      certo conosco Rumiz, leggo sempre i suoi viaggi fuori dalle comuni rotte turistiche
      ps.
      poi mi racconterari di tuo babbo partigiano

      ciao!

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