Gli eroi di Berat – 6° episodio

Gli eroi non si ripetono mai due volte. Partiti da Dhermi dopo il giorno di riposo, i nostri due fecero i primi chilometri a spinta, mentre il caldo stava già soffocandoli, nonostante la partenza di prima mattina. Dopo circa un km fecero una pausa caffè. Successivamente proseguirono mezzi ciondolanti e furono passati da una coppia di corridori tedeschi, Von Stroppien e Baumann. La coppia tutta sorridente li salutò con fare da finti sportivi. Si vedeva lontano un miglio che i tedeschi erano pieni di sé, almeno questo pensò Contentezza.

Raggiunta la località di Porto Palermo i nostri due si gettarono nelle acque della baia per sfuggire alla calura ed al gruppo intero. Avevano percorso a mala pena 20 km. Pranzarono in un ristorante vicino. Visto che dovevano riprendere la corsa si alimentarono correttamente: un piatto di maiale per entrambi, patatine fritte e birra. Temperatura esterna 38 gradi e temperatura interna che saliva sempre più inesorabile. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 6° episodio”

Gli eroi di Berat – 5° episodio

‘Due presunti atleti sconosciuti diventano eroi’ titolava la Gazzetta di Durazzo. ‘Gli italiani stavolta fanno una cosa per bene’ Tirana’s Chronicle. ‘Gli eroi di Berat’ titolava semplicemente la Pravda di Berat.

‘A Bagaglio sfuma di un soffio la vittoria’ cronaca falsa e tendenziosa del Valona-Post, per sostenere l’oriundo. Rincarava la dose l’inserto sportivo del quotidiano cinese Bejing-Times ‘Xian Giun Bagaglio derubato di una vittoria sicura si ritira’.

‘Dalla Bassa Cambogia1 alle vette delle aquile’ titolo composto dal direttore italo-cambogiano Luc Galeotto, per il Giornale di Phnom Penh News, l’unico che si spostasse con l’intera redazione al seguito, composta dal fotografo Kin-Otto, e dall’oriunda capo-redattrice, Mery Cambboggia. Infine ‘Dalle stalle alle stelle, passando per una benzinaia’ titolava invece la rivista scandalistica Ci-facciamo-solo-i-cazzi-vostri-perché-i-nostri-fanno-caaa. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 5° episodio”

Gli eroi di Berat – 4° episodio

La svolta ci fu vicino ad una grossa fontana posta lungo la salita, dove i nostri due assetati, per non perdere altro tempo prezioso, riempirono velocemente le loro borracce. Dall’altra parte della strada uno strano tipo con dei gran baffoni e l’aria affabile li aveva notati, e li chiamò al cospetto della sua grossa Mercedes anni ’90. S’informò da dove venissero, dove andassero e poi aprì il bagagliaio. Era un serbo che avrebbe voluto vendergli qualsiasi cosa. Magliette, peluche, sigarette, liquori, scarpe, ciabatte, coperte, profumi, insomma ogni cosa. Parlava 7 lingue in contemporanea e avrebbe imbambolato chiunque. Poi Prestanome notò una scatola a lato, che il tipo non aveva minimamente toccato. Era piena di pasticche di tutte le forme e colori. Il serbo la richiuse in gran fretta e nervosamente la nascose sotto ad altre scatole. Ad ogni domanda sul suo contenuto rispondeva in maniera evasiva o al limite dice solo ‘dance dance’. Prestanome bruscamente tirò fuori 2000 lek dalla maglietta ed altrettanto bruscamente ficcò una mano nella scatola e ne prese un paio, una per sé, che ingerì all’istante e una la mise nella bocca di Contentezza, che ancora non aveva realizzato cosa stesse succedendo. Prestanome per il quasi amore della sua benzinaia avrebbe fatto ogni cosa pur di vincere la tappa. Il serbo prese i soldi e si dileguò in tutta fretta. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 4° episodio”

Gli eroi di Berat – 3° episodio

Il mare si faceva sempre più lontano, dovevano ritornare verso l’interno per affrontare la montagna e da lì la discesa che li avrebbe condotti a una gloria certa. La strada proseguiva con lunghi rettilinei. Leggera salita, vento contro, fatica che aumentava, e velocità che mano a mano diminuiva. Per quanto mulinassero le gambe parevano fermi. Avevano già percorso 100km e ora all’orizzonte si profilava il tratto più duro della tappa. Si fermarono per fare un carico d’acqua in un distributore lungo la strada deserta. Entrarono e si diressero al frigorifero, non c’era anima viva all’interno, ed in maniera un po’ rozza urlarono per farsi servire. Si misero ad aspettare con quell’aria di sufficienza e un po’ scoglionata di chi si attende che sbuchi da dietro il bancone un benzinaio o un meccanico con la sua tuta sporca di grasso. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 3° episodio”

Gli eroi di Berat – 2° episodio

Dopo circa un’ora i nostri ripartono in direzione Valona, la strada saliva ed il traffico non accennava a diminuire. Era una gara di equilibrismi per non essere centrati dalle auto che sbuffavano in salita. Poi la svolta in vista della costa: ingresso in autostrada. Nuova appena costruita, super liscia. Contentezza e Prestanome assaporarono già di tagliare per primi anche il secondo traguardo intermedio della giornata. L’Autobahn albanese però si rivelò interminabile e il vento contrario iniziò a farsi sentire sulle gambe. Lo sconforto iniziò a pervadere le anime di questi due avventurieri in cerca di vana gloria. Spingevano e spingevano, ma sembravano non avanzare neanche di un chilometro. L’acqua terminò e il sudore aumentò. La temperatura era vicina ai 40 gradi Celsius. Poi l’illuminazione di Contentezza. Tirò fuori dalla maglietta una boccetta regalata la mattina dall’uomo senza nome di Berat che li aveva ospitati. Era raki, la grappa albanese. Non avevano altri liquidi da assimilare, erano a rischio disidratazione. Ne buttarono giù metà per uno, il caldo e il sudore sembrarono aumentare. Ci fu una piccola perdita di equilibrio, ma i due con un paio di colpi di pedale più decisi si ripresero all’istante. Entrarono a Valona ad una velocità stimata di 55km l’ora. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 2° episodio”

Gli eroi di Berat – 1° episodio

Ci sono giornate in cui tutto si capisce sin dai primi istanti in cui ci si sveglia, e quella non era una giornata a caso, ma era la giornata.

Tappa Berat-Dhermi 140 km, passando per Roscovec, Fier, Valona e arrampicandosi su per il temibile Logara pass, posto a circa 20 km dall’arrivo. Dalle montagne al mare. Sbagliato pensare che il mare sia in pianura e tanto meno in discesa. In Albania per andare al mare bisogna salire.

I nostri due atleti, Fulvio Contentezza e Adalberto Prestanome, si svegliarono prima di tutti. Ore 5e30 già in piedi. Sapevano che sarebbe stata dura e sapevano di essere svantaggiati, per cui tentarono di battere la concorrenza proprio sulla sveglia. Caffè, uova e pieno d’acqua sulle bici. Alle 6 erano già in sella, spensierati lasciarono Berat lungo i vialoni deserti e subito a palla. Prestanome trainava Contentezza, ancora mezzo addormentato, ai 30 orari solo dopo 10 minuti dalla partenza, poi deviazione per Fier e qui i giochi cambiarono. Strada secondaria. La guida era stata chiara: sarà un disastro questo tratto. No, non è vero, i soliti esagerati, pensarono i nostri due. Regolare, si sbagliarono.

Tirarono dritto passando sopra crepe, buche, buche piccole, buche medie, buche grandi, buche ancora più grandi che diventarono crateri, e poi crateri piccoli, crateri medi, crateri grandi, mattoni, tegole, ghiaia sottile e grossa, sassi di tutte le misure, polli, galli, pulcini, asini e tanta polvere. Si vedeva e sopratutto sentivano che questa sin dall’inizio sarebbe stata una tappa epica. Dopo circa due ore di pianura disastrata e blande colline, con un cielo grigio smog e vecchie Mercedes fumanti che li superavano, giunsero su un rettilineo apparentemente banale. Fondo buono, sarà stato un tre chilometri ad occhio e croce. Continua a leggere “Gli eroi di Berat – 1° episodio”

Ho un buco nero e si chiama Albania

Io ho un grosso buco nero e si chiama Albania, le uniche cose che conosco ed associo ad essa sono:

l’invasione fascista. Enver Hoxha. La nave Vlora. Le parabole sui tetti. I gommoni. La missione ‘Arcobaleno’. Sali Berisha. Igli Tare. Mercedes scassati. Il mio ex vicino di casa di cui non conosco il nome.

Questo grosso buco nero sull’Albania ha una conoscenza limitata a questi elementi, per il resto non so altro.

Ad Ancona tutti i turisti ciabattanti con le loro infradito ci passano davanti e salgono sulle navi dirette in Grecia. Sulla nostra non monta nessuno. Ad eccezione di due tipi con la Vespa, la nave è piena di famiglie albanesi che tornano a casa per le vacanze estive. Tutti parlano italiano. Poi ci siamo noi.

  • due biglietti –

  • ok, macchina? –

  • no, abbiamo le bici, pagano? –

  • sa che non lo so, non mi è mai capitato. Aspetti….. no, non pagano – 

La nave ha un equipaggio interamente filippino e si mangia da schifo. Appena arrivati a largo di Durazzo, la prima cosa che vedo è la motovedetta della Guardia di Finanza Italiana che ci sfreccia accanto. Poi pescherecci semi affondati dentro il porto. Stranamente il cellulare tace, non vengo assalito da messaggi uno dietro l’altro di operatori telefonici che consigliano la loro compagnia, come succede normalmente quando cambi stato. Sul display c’è scritto solo Vodafone, niente più. Continua a leggere “Ho un buco nero e si chiama Albania”

La transumanza non è un pranzo di gala

Partenza alle ore 7 di una domenica mattina di fine ottobre non troppo fredda. Giordano e Birba, il cucciolo di border collie che poco alla volta sta imparando il mestiere, sono seguiti dal folto gregge di capre.

Ci ritroviamo in un’abitazione isolata nell’alta Valle della Corsonna. Iniziamo a scendere per un sentiero che porta al Rio di Bacina, attraversiamo il torrente e poi giù lungo la strada comunale che passa dalla Mocchia. Lungo il tragitto le capre mangiano delle frasche che trovano ai bordi, ma senza mai fermarsi. Poco prima del ponte di Catagnana imbocchiamo il sentiero delle Rupine per giungere a Barga, il gregge si allunga e una capra rimane più indietro. Un breve passaggio lungo il residenziale e sonnacchioso viale di Canteo, e dopo aver girato intorno alla chiesa della Fornacetta, la capra che si era attardata si accascia a bordo strada. E’ proprio sfinita e non ne vuole sapere di rialzarsi, stava poco bene già da alcuni giorni, così Giordano se la carica sulle spalle e ripartiamo. Attraversiamo i campi e i boschi di Latriani, sino a giungere alla sua casa, sulla provinciale tra Barga e Fornaci.

A poco più di un anno dall’uscita dell’articolo su Giordano Bonaccorsi, figlio di un ingegnere e di un insegnante, che una volta diplomatosi invece di andare all’università ha scelto di allevare capre, lo abbiamo seguito in una tradizione quasi scomparsa: la transumanza. Continua a leggere “La transumanza non è un pranzo di gala”

“Le valli valdesi della Toscana”

Fu Giorgio Spini che iniziò a chiamarle ‘Le Valli Valdesi della Toscana’, come le ben più grandi, sia per estensione che per popolazione, valli piemontesi.

Il professor Spini vi trovò rifugio nel periodo della guerra, e successivamente, nel dopoguerra, furono molti i suoi soggiorni estivi col figlio Valdo e tutta la sua famiglia.

Renaio, Tiglio e Piastroso sono oggi rispettivamente le frazioni montane dei comuni di Barga e Coreglia Antelminelli, divise dai torrenti Ania, Loppora e Corsonna dall’altro lato. Erano i centri più importanti dove vivevano molte famiglie valdesi.

 La presenza documentata lungo queste valli risale al 1879. In quell’anno alcune famiglie, sopratutto di figurinai di origine lucchese, di ritorno dalla Francia decisero di stabilirsi su queste montagne.

A seguire anche altre famiglie di emigranti di ritorno dal Regno Unito, in particolar modo dalle miniere del Galles, si stabilirono fra queste montagne.

In entrambi i casi tutti questi nuclei familiari erano entrati in contatto con la realtà protestante di quelle terre e decisero di seguirne le orme anche una volta giunti a casa propria. Continua a leggere ““Le valli valdesi della Toscana””

I mulini

– Rammento con nostalgia quell’età in cui, fischiettando allegro, passavo davanti al

vecchio mulino che si trovava sulla via per andare a scuola, poco più in là dell’acqua

della Corsonna. Rivedo nel mio ricordo l’amico mugnaio che lo teneva vivo, il getto

dell’acqua contro le pale, il rumore incessante delle macine in movimento…

ora quel rumore me lo ricordo suono – Emilio Lammari

La storia di Barga e dei suoi mulini pubblicata da Emilio Lammari e suo figlio Raffaello, intitolata: I mulini ad acqua nel territorio di Barga, va considerata come la riscoperta di quello che era il territorio, di quello che eravamo, di quello che facevamo finché non arrivarono le fabbriche. Ma anche quello che fu dopo, come hanno resistito alcuni mulini con l’avvento della classe operaia nella Valle del Serchio. Ed infine cosa ne è rimasto oggi di quei mulini, alcuni diroccati, altri trasformati in seconde case, altri ancora, pochi per la verità, funzionanti, come è funzionante una bella auto d’epoca. Continua a leggere “I mulini”