Eroica Cuba

Un autobus traballante e carico di persone lentamente mi affianca, alcuni occhi mi guardano e sorridono, poi mi supera e una nuvola nera intesa come quella che potrebbe sputare fuori una vecchia caldaia a carbone mi avvolge. Quasi non vedo più la strada. Provo a tirare il fazzoletto sul naso ma non serve a niente. Vedo tutto nero. Trattengo il fiato. Non respiro. Quasi soffoco. Guadagnata di nuovo la luce si apre una strada di terra rossa coi ai lati campi di canna da zucchero. 

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Cuba in bicicletta – 3

Dopo un paio di giorni di relax ci muoviamo verso nord. La nostra destinazione odierna è Cienfuegos. La strada corre lungo la costa praticamente deserta. Fa caldo. Ci imbattiamo in una specie di resort statale, frequentato da pochi e presidiato con zelo dalla polizia. Attraversiamo piantagioni di banane e canna da zucchero. Qualche cavallo solitario ai lati. Sporadici i taxi che ci superano. Molte le persone in due o tre incroci ad attendere un passaggio. Un ragazzo in bici con uno zaino microscopico, vestito come fosse appena uscito da una girata in un parco cittadino, ci affianca con una mtb full-suspended in carbonio ultimo grido. Sta andando da Sancti Spiritus a Varadero. “ Questa bici è un regalo di un gentile turista austriaco” ci dice. Un  viaggio da circa 400 km da percorrere non sa neanche lui in quanto tempo, ma a giudicare dall’andatura, forse in un paio di giorni saranno sufficienti. Dopo alcune parole è già sparito all’orizzonte .

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Cuba in bicicletta – 2

Da Santa Clara parte il nostro tour in bici dell’isola caraibica. Dopo un trasferimento di alcune ore in autobus dalla capitale L’Avana. Per alcuni giorni prima di iniziare a pedalare facciamo i turisti nei luoghi mitici della rivoluzione che paiono essere tutti racchiusi in questa cittadina di campagna che se ne sta al centro dell’isola. Alloggiamo nella casa particulares (versione cubana del B&B) Casa Causilla di Miguel. 

Il tempo è fresco e ci sorprende, e nelle case non ci sono finestre, solo persiane. Ci aggiriamo fra condomini soviet scrostasti ed edifici del periodo coloniale spagnolo in cerca di qualcosa da mangiare per portare con noi all’indomani. Ci aspetta una tappa abbastanza impegnativa, che il nostro noleggiatore, il signor Abel di CicloCuba, a L’Avana ci ha profondamente sconsigliato per la condizione delle strade. Inutile dire che non resistiamo. Dobbiamo affrontarla ugualmente. 

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Cuba in bicicletta – 1

Quando abbiamo deciso di andare ad esplorare Cuba in bicicletta mi sono subito ritornate alla mente le mie letture giovanili dei diari di Che Guevara. Libri sopravvissuti a traslochi e sopratutto a prestiti ad amici, ed ora seppelliti dalla polvere nella libreria. Molte cose sono cambiate da allora, compreso me. Ma la purezza del suo pensiero mi è sempre rimasta nitida. E quel pensiero che un giorno avrei visitato l’isola mi ha sempre accompagnato. 

“Andiamo a Cuba” ci diciamo all’unisono con Martina, mia moglie, e subito corro a rispolverare i miei vecchi libri che parlano dell’isola caraibica, compreso l’ultimo che lessi che parlava di un signore italiano che si era traferito là negli anni ’90. Praticamente un’era geologica dopo i racconti del Che, e forse due rispetto ad oggi. Cosi per rinfrescare il tutto ci guardiamo Che di Steven Soderbergh. Come si può notare, Siamo ancora molto lontani dai pensieri più pratici. Del tipo: ma il passaporto sta scadendo? I visti dove li trovo? L’assicurazione andrà fatta? E i soldi? Le carte funzionano là? Le bici ? Ma sopratutto quando compriamo un biglietto aereo ? 

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Avere quarant’anni

Il giorno in cui ho compiuto quarant’anni mi sono svegliato ed appena sceso dal letto un dolore lancinante mi ha preso l’intera schiena.
Gli occhi seppur ancora assonnati si sono sgranati di colpo, anche se non vedevano niente, neanche loro ci potevano credere.
Io che non ho mai avuto problemi con la schiena, questa è solo una tremenda suggestione, mi sono detto.
Sceso dal letto ho fatto i primi passi ed anche le gambe si sono ribellate. Vabbè forse è stata la gita in bicicletta del giorno prima, ho provato a giustificarmi, eppure non avevo mai avuto un dolore del genere. Alzo le braccia per afferrare dei vestiti ed un dolore altrettanto lancinante alle spalle è partito su dritto sino alla testa. E questo no però!
E’ solo una dannatissima suggestione ho continuato a ripetermi per l’intera giornata. Alla fine è solo un numero mi sono detto davanti allo specchio! Sarà solo un numero, però oggi mi fa proprio male tutto.

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Monte Petto – La serata

E’ ottobre. Sono quasi le sei di sera ed è buio. Ci accoglie Jule. Se siamo qui lo dobbiamo a lei. Infatti è lei che ha organizzato la serata di presentazione di IN ALASKA FA CALDO, serata della quale so ancora poco ma percepisco solo buone sensazioni.

Montepetto è un gruppo di case. Tre per l’esattezza. Quella di Bruno e Tullia, quella di Jule ed una terza che di tanto in tanto viene affittata e tutti chiamano loft.

Vi si accede tramite delle scale esterne e si presenta come una stanza unica molto accogliente con al centro una stufa a legna che scalda tutto. Qui di tanto in tanto vengo create delle iniziative per stare insieme, per condividere opinioni, idee e storie. Condividere in carne e ossa intendo. Una roba giurassica da qualche anno a questa parte. Ma alla fine l’uomo è questo. No followers.

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Monte (di) Petto – L’arrivo

Per arrivare a Monte Petto non bisogna prendere la salita di petto, è la cosa più sbagliata da fare, non tanto per la salita in se stessa, ma per il fatto che dopo la salita viene sempre (almeno si spera) la discesa. E nello specifico è la fine della discesa che ci ha fregato. Perché poi la salita era stata anche piacevole per quanto del tutto inaspettata.

Col mio onesto Renault Kangoo siamo saliti su di una strada sterrata che poi si è tramutata senza troppi preavvisi in veri e proprio campi, e lei (ed io e Martina assieme a lei) che continuava ad arrampicarsi come neanche una Panda 4×4 old school. Va bene, non esageriamo.

Comunque per tornare allo stato delle cose di quella sera, questo Kangoo saltellate è salito fin quasi alla metà preventivata, ma sul più bello è tornato indietro. Proprio così. Ha deciso che era troppo per lui ed è tornato indietro per i fatti suoi. E noi lì dentro con lui senza poter far niente.

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Il viaggio è una questione da adulti

Già alla prima domanda mi sono trovato in difficoltà.

“Bellissima la storia che hai raccontato, e poi gli orsi, ma scusa perché sei partito?” mi chiede a bruciapelo Matteo.

Poco dopo, alla visione di alcune fotografie di strade completamente dritte che si perdevano all’orizzonte dove non vi era traccia di un albero, Giulio mi fa: “scusa ma dove facevi la cacca?”

E poi ancora: ”Ma quando sei partito eri sposato o fidanzato? Come hai fatto ?” Sempre dritti al punto ho pensato.

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“We can be heroes just for one day” – Giorno 2

“Volete un po’ di Brunello?” chi ce lo chiede è Lucia, e la domanda non sarebbe tanto particolare se non fossimo appena saltati in sella e se non fossero solamente le dieci di mattina. 

Lucia l’ho conosciuta nei miei tour estivi con dei clienti britannici e americani. Lavora per la cantina Padelletti, una delle più antiche famiglie di Montalcino. 

Il primo giorno in cui sono andato da loro mi stavo domandando dove il mio capo mi avesse mandato. Conoscendo la sua parsimonia (chiamiamola così) credevo che avesse voluto risparmiare anche sulle degustazioni. Mi sbagliai. L’aspetto rustico del posto non dava giusto merito alla sua storia e soprattutto al vino. E fu lì che arrivò Lucia a presentare i vini ed a raccontare la storia della famiglia presente a Montalcino già dal 1300 e viticultori sin dal 1571.

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“We can be heroes just for one day” – Giorno 1

Siamo a Siena ed anche se i vigili della municipale ci bloccano all’ingresso di Piazza del Campo non ci scoraggiamo. Siamo qui per essere eroi su due ruote e seguiremo il nostro istinto anche se per il momento dobbiamo spingere i nostri cavalli di metallo.

Il vigile non chiude neanche un occhio e ci segue con lo sguardo vigile, appunto, mentre attraversiamo la piazza. All’altezza della curva di San Martino rimontiamo in sella e ci dileguiamo per i vicoli, dopo avere salutato il vigile dall’altra parte della piazza che però non ricambia.

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