Homer, Alaska. Inizio della strada

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-Salve, scusate sapete dove posso trovare la stazione radio?

-Sì certo, vedi quel palazzo là?

-Sì

-Ecco dall’altro lato

-Ok grazie

Intanto dall’altro lato…

-Salve, scusate sapete dove posso trovare la stazione radio?

-Sì certo, vedi quel palazzo là?

-Sì

-Ecco dall’altro lato

-Ok grazie

Intanto dall’altro lato, che poi è il lato di prima, incontro altre persone

-Salve, scusate sapete dove posso trovare la stazione radio?

-Cosa cerchi?

-La radio

-Ah la radio, vedi questo palazzo?

-Sì, ci sono appena passato davanti

-Ecco dall’altro lato c’è la radio, ma per cosa ti serve?

-Un libraio nonostante fosse orario di chiusura mi ha fatto riempire le borracce nel suo negozio e mi ha detto…

-Che cosa hai fatto nella libreria?

-No va beh questa è un altra storia. Insomma mi ha detto che c’è un programma della locale stazione radio dove posso lasciare il mio nome e i miei contatti e vedere se c’è qualcuno che mi può dare un passaggio per tornare ad Anchorage.

-Ah sì ho sentito di quel programma ride qualcosa si chiama mi pare

-Sì, esatto quello

Il signore fa parte di un gruppo di amici fra la cinquantina e la sessantina alle prese con un barbecue di fine estate. Un signore è intento a spostare la carne, un altro alle birre e alla marijuana e un altro ancora a parlare con me, un quarto esce dalla casa e con voce biascicante fa:

-Te la chiamo io la radio!

-Sì va beh, chiamala tu… – fa l’altro col tono di quello che conosce il soggetto da molto tempo

-Ecco tieni! – fa il biascicante

-Che?!

-Tieni è la radio

Si salve di cosa ha bisogno? – mi chiede una voce di donna dall’altra parte del telefono. Mi viene da ridere, anche i suoi amici quasi non ci credono. L’ha chiamata davvero!

-Sì salve cercavo un passaggio per Anchorage per lunedì prossimo…

– Ehhh questo son of bitch sta chiamando la radio col mio telefono – fa sempre il biascicante

-Guarda che glielo hai dato tu – controbatte l’altro amico con sguardo di sufficienza

-Ah già… – mordendosi la lingua

-Grazie dell’aiuto ragazzi –

-Hai mangiato? – chiede uno di loro

-Beh non ancora, andavo al campeggio a prepararmi qualcosa –

-Dai rimani qui, abbiamo abbastanza cibo per tutti

Così mi siedo al tavolo con loro.

Il signore biascicante e l’addetto alle birre e marijuana girano anche loro in bicicletta e vivono o sopravvivono in qualche cabin nei boschi intorno ad Homer. Barbe lunghe, poche docce e facce di chi ne deve aver viste molte. Un tipo è ragionevole, il biascicante è praticamente incomprensibile. Quest’ultimo è un ex-marinaio che ha girato i mari del mondo con la Marina degli Stati Uniti, poi si è congedato o lo hanno congedato, non è chiaro. “Quante oppierie alle isole Mauritius negli anni ‘70 !” Questo il ricordo più sentito del suo servizio.

Il tipo ragionevole ha tutta una sua filosofia, sa ascoltare e s’interessa a cosa succede nel mondo: politica, economia e mi subissa con un sacco di domande riguardo alla situazione odierna dell’Italia. Insomma non è rimasto come l’altro.

Gli altri: uno fa l’elettricista, ed ha parcheggiato il suo truck nel giardino sul retro. L’altro che è il padrone di casa mi mostra la casa che casa in realtà non è. Infatti è un negozio all’ingrosso di materiale per produrre birra. Ecco spiegato la buona birra che versava fuori da una grossa tanica portata da un suo cliente birraio.

-E tu che fai nella vita Italiano? –

-Tutto e niente… –

-Ah come me allora! fa il biascicante

-Proprio come te?

-Sai come si dice?

-No…

Jack of all trades, master of none. Buona vita! Ciao!

-Ciao!

I due compari in bici raccolgono i loro zaini e saltano in sella alle loro biciclette diretti verso la boscaglia. L’elettricista sale sul suo truck, mette in moto e se ne va. L’altro una volta messo dentro il barbecue, chiude la bottega. Io salgo in bici e vado verso il campeggio che si trova sullo Spit, una lingua di sabbia con una strada in mezzo che corre per cinque miglia in mezzo al mare.

Qui trovo una coppia di young professionals di Manhattan che si stanno cimentando per la prima volta in un campeggio. Lei è un insegnante che parla sempre della madre, lui è un dipendente di Google tranquillo e sempre sorridente. Sono diretti verso il Denali con la loro macchina a noleggio e mangiano roba liofilizzata costosissima da spedizione himalayana. Sono di una tenerezza incredibile.

Poi ci sono Paul e Nico, padre e figlio che stanno girando l’Alaska in auto. Lui insegnante di educazione fisica ed appassionato di telemark. Vengono da Plattsburg, stato di New York molto più vicini a Montreal che alla grande mela.

Poco più in là un omone ha parcheggiato il suo grande truck 4×4 con due immense bandiere sventolanti, una sudista e una con coi nomi di Trump-Pence. Ha portato il cane e i bambini a sguazzare nella bassa marea.

Le nostre tende sono piantate sulla spiaggia, accendiamo un fuoco perché la sera ora fa freddo e chiacchieriamo dei nostri viaggi e trovo anche il passaggio per tornare ad Anchorage assieme a Paul e Nico all’indomani.

Questa è la mia ultima notte del viaggio. Ha smesso di piovere e la sabbia della spiaggia ora somiglia più a sabbia vera e propria che non a fanghiglia. La testa è affollata di mille pensieri che già sono ricordi di tutte le sere passate in questa tenda minuscola. Ce n’era uno che stavo ricordando e volevo scriverlo sul taccuino, ma in realtà erano due o tre, anzi dieci, venti ed alla fine mi sono addormento, stanco ma soddisfatto.

Ps.

Nel pomeriggio, una volta giunto ad Homer incerto se ero arrivato alla fine della strada o alla fine di una strada (o forse era l’inizio), avevo scritto una mail a Roff Smith per quel ricordo affiorato all’improvviso dopo circa venti anni. Qualche giorno dopo riceverò la sua risposta scoprendo che abbiamo qualcosa in comune.

https://scrittimaiali.com/2017/09/01/fine-di-una-strada/

Fine

Stefano Elmi

scrittimaiali

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