2. MALEDETTI IMMIGRATI – Il tecnico della compagnia telefonica

Compagnia dei telefoni

In un giorno come tanti arriva un tecnico della rete telefonica. Finalmente penso, parlerò del campionato, anche se non lo seguo, ma mi riesce sempre bene mantenere la parte. Parleremo del tempo, del caldo insolito o del freddo insolito e di tante altre cose. Per un giorno parlerò con un a persona come si deve, un onesto lavoratore che magari tiene famiglia. Sarò borghesemente a mio agio, almeno per oggi.

Vogliamo riattivare la rete telefonica per avere un collegamento internet in una casa dove sono ospitati ragazzi del Gambia, Sierra Leone e Nigeria. La temibile wi-fi che quei fottuti hanno gratis e noi invece ce la paghiamo, si proprio quella.

Arriva il tipo e gli mostro la presa telefonica nel muro. Subito mi dice che non va bene, che i cavi telefonici non si sa dove passano se qui, là, su o giù, o sotto o sopra.
Scusi, ma la presa è qui, io non sono un esperto ma forse va riattivata da lì –
No! Impossibile devo andare fuori a cercare i passaggi, gli allacci e tutto il resto –
Va bene –
Come contraddire un esperto tecnico e amorevole cittadino che paga le tasse? Giammai lo farei.

Io resto a fare italiano coi ragazzi mentre fuori è tutto un lavorio di scale, cavi, pozzi aperti in terra, e poi cavi e ancora cavi. Poi entra in casa e apre ogni cassetta possibile e immaginabile che abbia le sembianze di qualcosa di elettrico o telefonico. Passano circa due ore. Noi sempre a lezione, lui sempre in silenzio a lavorare. Chiedo come va, se ha bisogno di qualcosa ma non risponde. Forse non ha sentito anche se siamo nella stessa stanza. Richiedo, risponde con un grugnito. Poi esce alla ricerca di qualcosa. Anche i ragazzi sono un po’ sorpresi da tutto questo lavoro.

Intanto io mostro le qualità dell’operosità italica. Vedete: mai parlare quando si lavora, semmai grugnire di tanto in tanto se volete, ma parlare mai. Sembrano accettare i consigli i ragazzi. Sono felice.

Dopo un’altra mezz’ora, senza averlo cercato, si fa vivo.
Ascolta ho lavorato per due ore e non riesco a trovare il punto preciso dove passano i cavi. Bisogna che il proprietario torni qui e ti spieghi bene dove sono. Il mio l’ho fatto, è anche l’una e vorrei andare a mangiare qualcosa, sono già in ritardo con altri appuntamenti, inoltre sono solo oggi –
Va beh è tardi per tutti qui, anche io andrò a mangiare qualcosa, comunque magari ci risentiamo oggi, se puoi tornare, vedo se il proprietario può raggiungerti –
Ok, va bene. Ah inoltre ho lasciato le cassette elettriche aperte, le chiuderò la prossima volta, tanto corrente non c’è, e poi anche se c’era e ci mettono le mani loro, son tutti uguali e se ne sparisce uno non se ne accorge nessuno. Ciao –

Così si parla ragazzi! Avete capito? Chi tocca il filo? Muore! Ripetiamo tutti insieme: chi tocca il filo? Muoreeeeee! Vediamo chi ce lo mette per primo. Pronti! Via? I ragazzi partono li toccano tutti ma nessuno cade in terra in preda a convulsioni o stramazza al suolo, che delusione per il nostro tecnico. Ci rattristiamo tutti perché non abbiamo un vincitore. Pensando inoltre, ognuno col suo grugnito diverso, a questo onesto lavoratore che ha appena fatto il suo dovere italico e per due ore ma non ha cavato un ragno da un buco.

Il pomeriggio di un paio di giorni dopo, viene anche un elettricista, mandato dal proprietario, che ha costruito tutto l’impianto per dargli una mano. Ma prima c’è la telefonata col tecnico, dove naturalmente l’operatore-insegnate d’italiano-tuttofare-e giudice del gioco: chi-tocca-il-filo-muore deve sempre essere disponibile.
Ciao sono il tecnico vieni fra 10 minuti che passo dalla casa –
Ma avevi detto che saresti passato dopo le 5 di questo pomeriggio –
Eh lo so poi mi son saltati dei lavori e son qua –
Con un pezzo di pane in bocca scendo le scale di casa, salgo in macchina, arrivo alla casa dopo un quarto d’ora e il tecnico è già lì che armeggia con la sonda in mano.
Cazzo non riesco a vedere dove sbuca questa sonda, è impossibile! Mi vai nell’altra stanza e mi guardi dove sbuca?-
Ok –
Allora?
Sbuca qui! – indicandogli la sonda uscire dalla casetta elettrica
Cazzo l’altra volta son stato due ore a cercarla –
Intanto ho finito di masticare il mio pezzo di pane che è sceso lentamente nello stomaco. Pensando, anzi non pensando quasi grugnendo a questo soggetto così sapientemente maldestro.

Nel frattempo arriva l’elettricista, il cui aiuto non serve più.
Sono riuscito – fa il tecnico – ho trovato il problema. Le cassette le chiudi te? – indicando me, poi rivolto al povero elettricista finito in mezzo – tanto son tutti uguali e se ne sparisce uno non se ne accorge nessuno –

Anche l’elettricista senza parole. Ma io gli spiego che ha ragione lui. Lui onesto lavoratore, lui senza orari di lavoro, lui che per cercare dove sbucasse una sonda ha umilmente chiamato me., ben sapendo che tutta quella banda di negri qua intorno non avrebbero risolto il mistero. Un idolo.

Ma non finisce qui. I lavori vanno fatti bene, bisogna essere zelanti. Infatti 2 ore più tardi, mentre facevo lezione in un’altra struttura, ecco la chiamata:
Devo farti firmare la ricevuta, che prima mi sono dimenticato, dove posso trovarti? –
Sono alla stazione di Ghivizzano, puoi passare di qui? –
Ok, tanto devo passare di lì –
Perfetto –
Naturalmente il tecnico è troppo avanti e il suo tempo è troppo prezioso e non arriverà mai lì e infatti chiama.
Senti son qui fuori –
Anch’io –

Lascio la classe di pezzenti e mangiatori a sbafo di wi-fi, che noi paghiamo e loro no e mi dirigo alla ricerca del prezioso tecnico, ormai prossimo amico su Facebook. Lo trovo esattamente 15 minuti più tardi dalla parte opposta di dove ci eravamo dati appuntamento, che sta lavorando ad una centralina di sua competenza. Mi fa firmare dei fogli col fare di chi non ha tempo da perdere mai. Gli grugnisco qualcosa, voleva essere ammirazione per il lavoro svolto, però vedo il suo volto cambiare, farsi iroso, lascia la sua preziosa centralina piena di cavi e interruttori al suo destino e grugnisce contro di me, non so cosa.
– My teachaaaa! Che succede? Dove eri finito? –
Ho mandato gentilmente a fare in culo un signore –

 

Stefano Elmi (parole)

Simone Togneri (vignette)

 

Scrittimaiali (C)

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