
Il libro nella busta è partito nei primi giorni di Dicembre al minimo prezzo sindacale offerto da Poste Italiane. Lo confesso volevo spender poco, seppur per inviare un oggetto a cui tengo molto e che andava ad incontrare due persone cui le loro storie sono finite nel libro. Però quando mi si è chiesto più del doppio, anzi quasi il triplo del prezzo di copertina non mi sembrava avesse più molto senso. “Scusi l’opzione più economica possibile?'” faccio io col savoir-faire commercialista “11 Euro” fa la signora dietro il vetro. “11 Euro? Sicura?” chiedo quasi incredulo “Certo però il pacco è tracciabile solo sino al confine, dopo di che non puoi più controllare”
Dopo di che non puoi più controllare. Sembrerà stupido ma mi ha intrigato questa risposta. Cioè io pago per usufruire di un servizio che posso controllare solo fino ad un certo punto, poi mi devo fidare, come tutto il resto poi. Magari dopo il confine viene buttato in un cestino, o cade dall’aereo in mezzo nell’oceano. Oppure cade dalla nave su un iceberg che lo porta ancora più a nord e poi cade in acqua, miracolosamente non si bagna e viene trascinato fino ai mari del sud. Questo è quello che ho immaginato quando ho scelto questa opzione all’ufficio postale vicino a casa, perché non potrò sapere esattamente dove sarà il mio libro, perché ho scelto di pagare il meno possibile come un taccagno qualunque.
Scrivo anche ai miei amici, perché quello che doveva essere un regalo di Natale è definitivamente diventato un regalo e basta. E’ un mese abbondante che l’ho spedito ma ancora ad Anchorage non hanno visto niente. Passa un altro mese ed ecco la busta col libro dentro tutta sgualcita (però il libro è intatto) nella cassetta delle lettere però di casa mia. Dopo circa due mesi e 11 euro spesi, il libro-regalo non più di Natale e neanche più regalo generico, è tornato da dove era partito.
Sentiti nuovamente i miei amici. Secondo loro è stato un disservizio della US Postal Service, che doveva lasciare un avviso che probabilmente non ha lasciato, ma forse anche le bufere invernali da quelle parti hanno cambiato le carte in tavola. Non che loro abitino chissà dove: è una villetta come molte in una via di Anchorage. Una città dove la vita scorre come qui soltanto che è buio e tutto è ricoperto da neve per circa 5 mesi all’anno e si mangia malissimo.
Mi domando quante cose può avere visto questa busta. Forse nessuna perché è rimasta sempre al buio. Le mani che l’hanno maneggiata. L’altezza che ha raggiunto. Le lingue che ha sentito parlare. Che poi è una oggetto e siamo sempre noi che gli diamo il valore, ed anche queste divagazioni son sicuro che non stanno toccando la busta col libro dentro che fa capolino ora sul mio tavolo. Insomma 11 euro per andare e tornare dall’Alaska non è poi male, anche in tempi di pandemia, a parte il fatto che non è servito a niente dal punto di vista pratico ma molto all’immaginazione.
Come quella cartolina che ci spedimmo dalla Francia, dopo un vacanza estiva, a casa nostra per vedere se il nostro indirizzo di casa funzionasse davvero. E funzionò. Arrivò esattamente un anno dopo.
Stefano Elmi
scrittimaiali
“Ho scelto di pagare il meno possibile” è un gran titolo.
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