Adrien e Qhubeka

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-Ma sai che la prima volta che ho visto qualcuno indossare le maglie della vostra squadra ero a Bagni di Lucca in un bar mentre stavo bevendo il mio caffé, e ti vedo due ciclisti arrivare al bancone e chiedere due cappuccini e brioche. Capii subito che si trattava di due professionisti e rimasi male: come due ciclisti professionisti che bevono cappuccino e mangiano brioches durante l’allenamento? – 

– Mi sa che ero io e Songezo – dice ridendo Adrien 

-Scendevate dalla strada che arriva da Collodi –

-Sì, facciamo spesso quel giro – ride –  e mi piace molto il cappuccino, ci fermiamo sempre durante gli allenamenti –

La bocca si apre, le gengive si scoprono e il sorriso gli rende il viso simpatico. Ride di gusto quando gli racconto l’aneddoto.

Adrien Niyonshuti ha 29 anni, è nato in Rwanda e di mestiere fa il ciclista. 

Ha una tragica storia personale alle sue spalle: sei dei suoi fratelli sono stati uccisi durante il genocidio del 1994 che ebbe luogo nel suo paese. Lui fu l’unico a sopravvivere.

Invece ne aveva 16 o 17, anche lui non ricorda bene, quando montò su una bici da corsa per la prima volta, era la bici dello zio e a poco a poco la passione si accese.

– Ricordo che la bici di mio zio era più vecchia di me – prosegue – però mi piacque tantissimo e da quel momento smisi di giocare a calcio e correre a piedi e mi dedicai interamente alla bici –

A 19 anni vince il Tour del Rwanda. Nel 2009 entra a far parte della squadra professionista sudafricana MTN-Samsung Qhubeka e corre il Giro d’Irlanda. Nel 2012 si qualifica per i giochi olimpici di Londra dove parteciperà nella gara di mountain bike, portandola a termine. Nel 2016 invece partecipa alle Olimpiadi di Rio nella gara in linea di ciclismo su strada. 

La squadra MTN-Samsung Qhubeka che nel 2016 ha cambiato nome in Dimension Data-Qhubeka è un’autentica cenerentola del ciclismo professionistico. La proprietà è Sudafricana, il che basta per far di loro il primo team Africano all’interno del ciclismo che conta, inoltre parte della squadra è composta da corridori che provengono da vari paesi del continente: Sud Africa, Rwanda, Eritrea, Algeria, Etiopia. La sua sede operativa (course service) è alla periferia di Lucca, in Toscana. Fra gli altri, hanno uno sponsor molto particolare, con un motto veramente azzeccato, che non nasconde le proprie origini e ti fa capire subito dove vogliono arrivare: Qhubeka, bicycles change life.

Qhubeka è una parola che in lingua Nguni, originaria di una zona dell’odierno Sud Africa significa: andare avanti. L’altro motto di questa azienda è: bicycles changes life, ed ha un significato molto pratico. Loro producono biciclette robuste ed a basso costo per i ragazzini del Sud Africa. Lo scopo principale del loro progetto è quello di aiutare la mobilità dei ragazzi verso le scuole. Infatti molti ragazzini abbandonano gli studi a causa delle lunghe distanze che ogni mattina devono percorrere per andare a scuola. Invece avendo a disposizione una bicicletta l’abbandono scolastico, dati alla mano, si è ridotto drasticamente. Insomma qualcosa è cambiato.

Adrien nel 2012 in Rwanda ha fondato un’accademia di ciclismo che porta il suo nome, dove i ragazzini  sono avviati all’attività ciclistica. 

– Quali maggiori difficoltà incontri nell’attività della tua accademia? –

– Non è un problema infrastrutturale come molti possono pensare, generalmente le strade sono molto meglio che di certi posti in Europa, inoltre il traffico è quasi assente. Il problema maggiore è il materiale, cioè le biciclette. Non ci sono veri e propri negozi dove poterle acquistare, e lo stesso vale anche per i pezzi di ricambio –

Proprio ieri lo hanno informato che Uwizeye Jean Cloude, 21 anni e Ukinamube Rene di 16, due ragazzi che fanno parte dell’accademia, hanno vinto due diverse gare e questo darà loro la possibilità di partecipare ai giochi africani in programma a Brazzaville.

 – Fare ciclismo e vincere è un maniera per loro di uscire dai confini nazionali e di confrontarsi con gli altri – prosegue Adrien – in generale fare sport, è una modo che abbiamo per emergere, per allargare i nostri orizzonti, che forse altrimenti, anche io non ne avrei mai avuto la possibilità. Inoltre chi fra questi ragazzi avranno la possibilità di indossare la maglia della nazionale, potrà venire in Europa o in America per le competizioni, e il loro orizzonte si allargherà ulteriormente. La bici è una grande opportunità – conclude Adrien.

Adrien 63 kg per 175 cm, caratteristiche: scalatore. La prima esperienza fra i professionisti in Europa non fu certo il suo terreno ideale, Giro dell’Irlanda 2009, ma l’importante era iniziare e portare a termine il lavoro e ci riuscì.

– Ricordo solo un sacco d’acqua, pioveva quasi sempre e in più era la prima volta che facevo gare sopra i 200 km. Furono 3 tappe molto dure, ma il mio obiettivo era di concludere il giro e  ci riuscii –  

Ci trasferiamo nella parte posteriore della sede, dove si trova l’officina-magazzino. Adrien ci presenta a quello che pare essere il ‘controllore’ di cosa entra ed esce da quella zona. Ci intratteniamo qualche istante parlando della possibilità di fare foto lì dentro, non c’è problema ci dice. Parla un inglese velocissimo e si ferma a parlare qualche istante con Adrien delle lunghezze e dei dislivelli che i suoi compagni affronteranno oggi pomeriggio nel giro di Spagna, e degli altri che saranno al Giro d’Inghilterra, si ritroveranno più tardi per guardare le gare in televisione. Poi il signore dall’inglese veloce si carica sotto braccio due pacchi e parte in macchina per l’ufficio postale con una macchina dalla targa belga.

Poco dopo incontro Luca sempre nel retro della sede. E’ un giovane meccanico di Pontedera ed ex corridore under 23. 

-Qui ho imparato tantissimo – inizia Luca – loro sono come una famiglia, nonostante sia un grande team internazionale, se qualcosa non va te lo fanno capire e grazie a questo sono migliorato tantissimo. Sono qui da un anno e mezzo, ma lo scorso anno ero in prova, mi chiamavano a giornata, mentre dal 2015 faccio ufficialmente parte della squadra. Quest’anno ho seguito anche il Tour de France e la Artic Race in Norvegia –

A Luca piace il suo lavoro, si vede da come ne parla, in più avendo corso ad un discreto livello sa cosa vuol dire faticare su di una bicicletta.

– Mi piace la meccanica e son contento che in qualche modo son rimasto nell’ambiente, dopo la fine della mia carriera come ciclista- conclude Luca

Prima di salutarci facciamo qualche foto, anche se risulta difficile: Adrien è arrivato da casa sua usando una test bike, ovvero una bici che monta freni a disco idraulici e altre diavolerie che non è ancora possibile usare in gara secondo i regolamenti vigenti. Pensiamo di prenderne un’altra, ma tutte hanno il nome dei vari compagni di squadra scritti sopra e ci proibiscono tassativamente di fotografarle, anche se Luca, il meccanico, ne trova una dove il nome è scritto molto piccolo e impossibile da leggere. Andiamo fuori e facciamo due scatti.

E’ ora di andare. Adrien riparte in bici per casa sua, dove si cambierà e uscirà per il suo consueto allenamento, Luca deve solo dare una gonfiata alle sue ruote. 

-Aspetta solo un attimo – dice Luca ad Adrien – Il compressore è rotto e non c’è aria, lo hanno usato per fare un lavoro ed è da ieri che non va e non riesco a trovare una pompa, aspetta guardo qua – 

Lo dico o non lo dico, dai avranno una pompa qua dentro. Lo dico o non lo dico. Cavolo avranno una pompa qua, è pur sempre una squadra che è appena uscita dal Tour de France. Luca continua a girare ma non riesce proprio a trovare una pompa, anche altri arrivati in soccorso non trovano niente. Va beh lo dico.

-Scusami io avrei una pompa in macchina – 

-Guarda se me la presti sarei davvero contento – sorride

Finiamo la mattinata nel parcheggio di fronte alla sede con la bicicletta di Adrien appoggiata alla mia auto e il meccanico intento a gonfiarla. Poco dopo Adrien inforca la sua bici e riparte verso casa in ciabatte e bermuda coi suoi grandi occhiali da sole.

Parole: Stefano Elmi

Fotografie: Stefano Tommasi

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