Il motivo per cui sono arrivato qui è che s’intersecano due strade entrambe dirette nello Yukon, e non sapevo se proseguire verso ovest e poi a nord attraverso il nulla della Cassiar Highway o andare verso est e poi a nord per il quasi nulla dell’Alaska Highway. Ovviamente ho scelto il nulla.
Prince George deve essere considerata un po’ come la Cuneo del British Columbia se a tutti quelli che dicevo che andavo lì mi guardavano con aria perplessa e mi chiedevano: perché?
Una volta arrivato a Prince George ho capito. A parte le concessionarie di auto, il vento e la polvere c’era poco da fare e da vedere, infatti sono scappato subito.
Giusto in tempo per una dormita in un ostello e farmi dire dal gestore, indicando la bici, poco prima della partenza: torni nel tuo sogno oggi (sorrisone). Sorrido anche io, anche perché non mi aspettavo da questo omone qui della poesia gratuita alle 7,30 di mattina.
Peccato che il sogno si sia trasformato in incubo quel giorno. Preso a schiaffi dal vento frontale e dai riflussi d’aria dei tanti tir in uscita dalla città. Strada in pessime condizioni, tanti lavori in corso, le ruote che si incollano all’asfalto appena steso o che sbandando paurosamente nella ghiaia a bordo strada. Erano passate delle ore ma avevo fatto pochi km, non riuscivo proprio ad andare a avanti.
Tutt’intorno una pianura desolata, zanzare e caldo, tanto caldo. Dove sono gli orsi, i ruscelli e tutto il resto? Mi fermo in un area di sosta esausto e una coppia di olandesi in vacanza col camper mi offre una tazza di caffè.
Raggiungo la fattoria di Felicity dopo una strada sterrata di qualche km. Mucche, galline, orto e una tranquillità e naturalezza fuori dal comune, giusto a pochi km dal delirio odierno: di quel sogno che per un giorno era diventato incubo.
Stefano Elmi
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