-Dove possiamo mettere il nostro motorhome? – domandano al tedesco
-Dove volete. Oggi i posti sono tutti liberi –
-Guardi che è molto grande – fa la signora
-Non c’è problema, mettetelo pure lì – la zittisce indicando un posto a caso e poi giù dei colpi di tosse catarrosi da gran fumatore.
Ha detto che è grande. Sarà grande più o meno come tutti gli altri.
-What the fuck! – esclama il pacato tedesco – grandi ne ho visti ma così!-
E’ appena apparso un Volvo in mezzo alle piazzole del campeggio, non una station wagon ma una motrice buona per essere un autoarticolato. Sul pianale, proprio dietro la cabina, hanno sistemato una piccola macchina, la Smart, e dietro a rimorchio una roulotte di dimensioni che variano fra l’enorme e il gigante.
-Abbiamo venduto la nostra casa in Florida, ora viviamo qui dentro – ci dice la coppia
Sto seduto col tedesco ad un tavolino del campeggio a fare due chiacchiere. Mi son fermato per prendere un po’ d’acqua fresca dalla fontana e mangiare un panino.
-Ah davvero?! – fa il tedesco con tono che finge comprensione tipico di uno che ne ha sentite molte.
-Sì! Siamo così felici ora. Ci fermiamo dove ci pare ed è come stare a casa – fa la donna
Ci mettono circa mezz’ora a sistemare tutto: staccare la maxi roulotte, scaricare la macchinina e parcheggiare la motrice da un’altra parte.
-Questi hanno ancora la casa in Florida, credi a me ragazzo, ne ho visti tanti oramai – mi dice sottovoce il tedesco che non si fida di questi ricchi vagabondi.
Ormai è una settimana che sono in Alaska e continuo a lavarmi i denti con l’acqua calda, perché il rubinetto di destra è dell’acqua calda, non riesco a capirlo. Ed è anche una settimana che non sapendo dove sarà un posto dove trovare qualcosa da mangiare, preso dalla fame divoro una barretta di cioccolata ed ogni volta regolarmente, dopo un chilometro o due, trovo un posto dove potermi rifocillare.
Sembra che funzioni tutto al contrario qui: più mi avvicino al mare e più ghiacciai incontro, e fa pure un caldo tremendo durante il giorno. Ma sopratutto perché il Copper River è diventato famoso per essere uno dei posti dove hanno trovato più oro nell’intera Alaska?
Partito dalla polverosa Chicken con grandi propositi finisco dopo solo 30 km nel campeggio di West Fork e ci passerò la nottata. Nel pomeriggio monterò la tenda in un boschetto di pini in riva ad un lago con la leggera brezza molto piacevole che smorzerà l’afa e mi ci addormenterò beatamente.
Il signore tedesco è il gestore del campeggio e da circa 20 anni abita in Alaska, ora è in pensione e per arrotondare in estate fa questo lavoro. Vive nel suo camper assieme alla sua cagnolina di 14 anni.
Oltre al camper ha anche una macchina con la quale va, una volta a settimana a Chicken a vedere se è arrivata della posta e a Tok a fare la spesa. E’ facile da riconoscere: è piena di adesivi di Bernie Sanders sul paraurti.
Alla mattina non mi farà pagare niente.
– Ne avrai bisogno per il tuo viaggio ragazzo-
Uscendo dal campeggio un caribou solitario che ciondola lì nei dintorni mi si affianca per un breve tratto.
Avevo sentito dire che la strada per Tok era piuttosto facile. Una volta superato il Monte Fairplay, che in realtà si è rivelato poco fairplay, sarebbe stata tutta discesa.
Mai credere a chi ti descrive le strade, sopratutto se non sono ciclisti. Infatti la parte peggiore è arrivata dopo: sali e scendi paurosi, salite ripidissime e discese a capofitto. Tutte rigorosamente dritte, ma sopratutto LUI, che dalle otto di mattina alle sei di sera non mi ha mai dato tregua nemmeno per una frazione di secondo.
LUI è il vento, naturalmente contrario. Atroce e peggio di qualsiasi altro cataclisma quando sei sella. Arrivato a Tok, dove ho ritrovato l’Alaska Highway lasciata circa 15 giorni prima a Whitehorse per la Klondike Highway, il contachilometri segna 100km ma è come se ne avessi pedalati 200km, e sono letteralmente piegato in due parti.
In vita mia mai mi sarei immaginato di finire a Tok, che per chi conosce Tok ma anche per chi non conosce Tok, capisce all’istante che è il nulla all’incrocio delle due strade per Anchorage e Fairbanks.
Con grande fortuna tutto il centro abitato, il più grande dopo il confine, gira intorno ad un buon ristorante dove mangio un’ottima bistecca e bevo una birra che mi fanno dimenticare la lunghissima giornata trascorsa.
Mi fermerò a Tok due giorni per recuperare le forze e le informazioni su quella che pare essere un avventura ancora più grande e lunga di quella appena passata per raggiungere il confine con l’Alaska. La Denali Highway: 250 km circa di strada interamente sterrata che si snoda fra altipiani e ghiacciai verso l’omonima montagna.
continua…
Stefano Elmi
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