Il rabbino della boscaglia

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ciaf, ciaf. ciaf, ciaf…. qualcuno o qualcosa sta arrivando, e’ quasi buio, che cosa sara’? Freno. Mi fermo.

-Ciao-

-Ciao-

-Come va?-

-Bene, e tu?-

-Bene anche io, da dove arrivi con quella bicicletta?

-Da Calgary e tu?

-Le mie origini sono olandesi, ma vivo qui nei dintorni

– Ok ci vediamo, vado a montare la tenda

-Ok tanto io sono qui nei dintorni

Qui nei dintorni, che avrà voluto dire?

ciaf, ciaf, ciaf, ciaf… Il signore si allontana con la sua sedia a rotelle nella fanghiglia del campeggio, muovendo a scatti le ruote con le mani vestite di un paio di guanti da ciclista per non rimanere impantanato.

Ma erano treccine quelle ai lati della testa? Aveva un cappello o era una kippah? E perché quelle risate isteriche alla fine di ogni frase? Vabbe’, chissenefrega, tanto non lo rivedrò mai più.

-Buongiorno! – fa lui appena entro nei bagni

-Buongiorno- sempre mezzo addormentato

Mi lavo il viso guardo meglio: si sono delle treccine quelle, sì è una kippah quella, ed ha un pallore quasi cadaverico, nooo e’ un ebreo ortodosso. E lui non ci gira molto alla larga e fissandomi la barba mi dice:

-Tu devi avere delle origini ebraiche! Sei un ebreo Italiano? (risata isterica)

-Veramente io sono niente

-Tu non sei niente perché sei qui in carne e ossa!

-Diciamo così: religiosamente parlando io sono niente ok?

Sgrunt, sgrunt, sgrunt, sgrunt…. torna a lavare i panni nel suo lavandino bofonchiando un po’. Lo lascio lì così. Vabbe’ tanto non lo rivedrò mai più.

Cambio le gomme della bici in un negozio e la lascio lì per un controllo, così ne approfitto per andare a piedi all’ufficio della polizia di frontiera per avere delle informazioni riguardo il mio visto.

Fermo al semaforo me lo vedo arrivare di fronte:

– Ma tu che lavoro fai? Aspetta, sei insegnante?

– Una specie

-Si, sì tu sei insegnante

-Scusa ma…

Non finisco la frase che attraversa la strada. Vabbe’ tanto non lo rivedrò più, spero.

Ritirata la bici seguo la strada che porta fino a Miles Canyon, le rapide che stanno sopra la città. Qui le zattere degli improvvisati cercatori d’oro regolarmente si disintegravano.

Fu istituita una società, poi acquisita dalla White Pass & Yukon Route, (la società che in breve tempo costruirà la ferrovia da Skagway, il porto in Alaska dove arrivava la maggior parte dei cercatori d’oro, fino  a Whitehorse) con dei piloti che erano i soli autorizzati a guidare le zattera sulle rapide. Mentre i bagagli e gli attrezzi venivano scaricati e caricati su una specie di tram tirato da alcuni cavalli, e i cercatori seguivano a piedi per poi rimontare tutto e tutti una volta finite le rapide.

Ora le rapide fanno meno paura, la costruzione di una diga per l’energia elettrica più a valle negli anni ’50 ha innalzato il livello delle acque. Passo sopra un ponte e proseguo per un parco che è sempre cosparso di ferraglia di circa 100 anni fa, prendo una strada sterrata e torno in città.

Al centro visitatori ricarico il telefono e mentre sono lì che aspetto eccolo che ritorna stavolta col suo computer portatile.

-Che fai italiano?

-Carico il telefono

-Posso mettermi qui?

– Si certo. Tanto io ho finito

-Che facevi?

-facevo dei programmai su come arrivare a Dawson City

-Ahahahah sei il primo italiano che conosco che fa dei programmi e sei anche il primo che vedo tutto tranquillo

Lolandese che nei suoi monologhi non mi ha mai detto il nome, ed io non ho neanche chiesto, pensa e pensa forte. Prima d’ogni esplicitazione di tali pensieri esco e lo lascio lì. Devo rimanere ancora un giorno qui e mi sa che lo rivedro’, anche solo passare sullo sfondo con la sua carrozzina, ma lo rivedro’.

Ah che bello, penso appena finito di mangiare il risotto cucinato sul fornellino al campeggio, ora lavo tutto poi torno qui e mi finisco di leggere Diario di un supervagabondo di W.H. Davies. Gia’ che ci sono mi prendo un caffe’ al bar e me lo bevo durante la lettura. E’ proprio bello quando trovi quei libri che appena chiusi non vedi l’ora di ritornare ad aprirli e continuare la lettura. Finalmente mi metto a sedere.

Ciaf, ciaf, ciaf, ciaf …..non puo’ rompermi i coglioni ora che sto leggendo. Non alzo gli occhi neanche se mi chiama.

-Ehi italiano che fai leggi?

Zitto, e’ un provacatore non rispondere mi dico.

-Autobiografia….. che c’e’ scritto li’? (risata isterica)

-Di un supervagabondo e che cazzo

-Non sei partito allora. Quando parti?

-Domani

-Dove vai?

-Nord

-A nord io ci vivo durante l’inverno, non e’ un posto per tutti sai. Li’ si vive a 40 sotto zero, non tutti ci riescono. Io li’ vivo in una cabin, ho la legna per scaldarmi, per l’acqua sciolgo la neve e per muovermi uso la motoslitta.

-perche’ sei qui ora?

-D’estate vengo a Whitehorse perche’ c’e’ piu’ caldo e sto qui al campeggio per un po’. Ma lassu’ sopra il circolo polare sulla strada verso Inuvik e’ dura la vita sai. C’e’ solo qualche redneck* che vive li, piu’ ovviamente i nativi. I redneck sono capaci di uscire la notte a -40 nella bufera ed andare ad aggiustare i piloni dell’elettricita’ divelti. E quelli sai non si rompono mai quando vuoi tu, in mezzo alla giornata o col bel tempo. Si rompono quando le condizioni sono le peggiori, ma un redneck va la’ fuori e ripara il pilone e poi torna a casa, anzi al motel, perche’ molti di loro sono lavoratori stagionali. Mentre tutti quelli che cercano il contatto con la natura, sai quelle persone che fanno yoga, che mangiano roba salutare, biologica o come si chiama, insomma che vogliono vivere da questi parti per riscoprire se stessi e le cose basilari della vita, ecco loro non sarebbero capaci di uscire nella tormenta per riparare niente. Quelle sono persone sofisticate non adatte alla vita nella boscaglia -40, loro cercherebbero uno di quei caffe’ tutti pieni di libri per scaldarsi. Ma lassu’ non c’e’ niente di tutto questo.

-scusa, ma tu che lavoro fai lassu’?

-Non ci siamo capiti, io vivo in una cabin a -40 per quasi 6 mesi, mi faccio da mangiare con della selvaggina che trovo ed ogni tanto vado in un negozio che vende un po’ di tutto.

Afferrato il concetto: non lavora

-Per la mia disabilita’ ho tutto gratis qui: la casa, i mezzi di trasporto e anche il telefono. Ora voglio cercare un quad per muovermi meglio anche quando non c’e’ la neve.

Bene, perche’ l’ebreo ortodosso si sia lanciato in un invettiva grautita contro i radical chic a favore degli onesti lavoratori bianchi del sud che invece non avanzano pretese alcune mi sfugge. Pero’ la cosa che non mi sfugge e’ che il mio caffe’ si è freddato, e’ diventato buio e non vedo piu’ neanche una riga del mio libro.

E cosi’ dal nulla come era arrivato se ne va. Prova ad attaccare bottone con i vicini di tenda che ben si guardano a dar confidenza al reazionario.

ciaf, ciaf, ciaf ciaf, e sparisce nell’oscurita’.

La mattina seguente quando sono in partenza, stranamente non si accorge di me, ma ben presto capisco perche’: c’e’ una nuova coppia arrivata su cui riversa tutte le sue teorie e spiegazioni a senso unico. Questi provano a interloquire ma non ce la fanno proprio, nessuno ce la fa col rabbino della boscaglia.

 

Stefano Elmi

 

*redneck: termine dispregiativo per indicare persone bianche povere che vivono prevalentemente nelle campagne del sud degli Stati Uniti.

 

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