I giorni a Corfù passarono tranquilli e furono giorni di meritato riposo, in attesa della partenza del giro di Grecia. Anche se per gli ex eroi difficile fu tornare alla cosiddetta normalità. Furono infatti visti aggirarsi con fare strano e facce stralunate con le vesti da ciclista ancora indosso per le vie principali del capoluogo. Le cronache narrano di due individui dalle barbe lunghe e maleodoranti, che venivano guardati male dai numerosi e chiassosi turisti napoletani che si aggiravano a branchi per il centro in cerca di souvenir. ‘Sti albanesi! Sono ovunque! Puah!’ Contentezza giura di averlo sentito sussurrare a qualcuno. ‘Terroni del cazzo’ disse fra sé e sé Prestanome, ma si vedeva che non aveva voglia di far casino. Il cambiamento di regime politico-monetario ancora lo stordiva, e tutta questa folla che gli si aggirava intorno con la ferma volontà di spendere, lo stordiva ulteriormente, facendogli assumere uno sguardo fra l’ebete e l’intontito. Un certo malessere stava salendo, ma i nostri due ebbero l’accortezza e la lucidità, che solo i grandi atleti hanno nel momento del massimo sforzo, di dileguarsi e riposarsi in una spiaggia appartata.
Una volta rientrati sul continente, qualche giorno dopo, ebbe inizio la competizione. Igoumenitsa-Parga fu la prima tappa. Passò tranquilla, senza scossoni alla classifica generale. I nostri due ex campioni sembravano essersi ripresi, almeno in parte. Non erano nelle prime posizioni, ma comunque erano sempre presenti. Mentre i dolori di Contentezza al ginocchio, di cui soffriva sin dalla partenza, ma che con spirito di doverosa abnegazione aveva sempre celato, ora si facevano sempre più acuti.
L’alloggio a Parga era previsto in un campeggio. I nostri due piantarono tenda e cenarono. Poi il buon Contentezza, nonostante i dolori a tratti lancinanti al prezioso ginocchio, si mise a gonfiare con la bocca e con fare stranamente rumoroso il suo materassino, sudando e simulando una gran fatica. Tanto da far esclamare a Prestanome:
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Ma che cazzo stai facendo?! –
Fu così che all’improvviso si materializzarono le due vicine di tenda con una pompa in mano. Conclusione serata passata a bere birra e discutere di tutto. Le due ragazze greche sembravano piuttosto interessate ai due pseudo-atleti, sopratutto dopo che Prestanome si pavoneggiava fra i suoi numerosi ritagli di giornale, che narravano delle loro imprese della settimana precedente.
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Dai allora domani venite al mare con noi, vi portiamo in un posto speciale molto bello – dissero con fare suadente le giovani
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Ok perfetto, ovunque ci porterete sarà bellissimo! – risposero i due marpioni
Già si prefiguravano un’inaspettata vacanza in questa amena località marina. Gli eroi quasi ritrovati salutarono le giovani e andarono a dormire.
Al mattino seguente, verso le nove, i nostri due erano già pronti, mentre le giovani erano ancora nel mondo dei sogni. Così si consumò il tragico epilogo. Con un gesto d’altruismo sportivo d’altri tempi, da mettere i brividi persino a De Coubertin, i due decisero di ripiegare la tenda e ripartire. Non importava per dove, ma dovevano ripartire. Il solo stare sulla strada sotto il sole era diventata oltre che una necessità, una vera e propria dipendenza. On the road again!
– Che gran coglioni! – Urlò Prestanome dopo soli 100 metri dalla partenza
– Stiamo facendo una gran cazzata! – continuò.
– Già è vero – proseguì Contentezza – ma fosse la prima –
– Hai ragione anche te – concluse Prestanome, mentre i due ormai erano già lontani dal luogo dove era avvenuto il nobile episodio cavalleresco. Già si immaginavano, purtroppo, i titoli sui giornali per il loro gesto di fair-play atletico. Ma la strada continuava a chiamare, o forse era solo stanchezza.
La tappa fu lunga e calda. I due dopo pranzo si addormentarono circa per 4 ore all’ombra degli ulivi e dopo un fugace bagno in mare ripartirono. Bussola fissa verso sud. La penisola di Lefkada li aspettava. I due arrivarono a sera dopo un finale spettacolare che li vide fra i protagonisti.
Il sole stava tramontando e i nostri due erano ancora in sella. Nel cielo, che mano mano si tingeva di rosso fuoco, Contentezza all’improvviso, mettendo da parte i suoi dolori al ginocchio, ed anche l’appellativo di Sandalino, assunse per volontà divina del Regno delle Zanzare della Bassa Cambogia1, di cui era suddito fedele, il nickname di Cavallo Pazzo. Le gambe iniziarono a girare all’impazzata e Contentezza con tanto di lampada frontale si mise alla testa del gruppo. Inspiegabilmente mosso non da additivi chimici, ma dalla sola volontà di suddito devoto proseguiva come un dannato, mentre già si intravedeva l’arrivo posto sotto l’insegna del campeggio. Nel frattempo Prestanome, sempre a ruota, gli guardava le spalle. Poi successe l’irreparabile. Piccola distrazione di Prestanome e un Gianni Bugno qualunque sbucato da chissà dove nell’oscurità, li superò al doppio della velocità. Contentezza cambiò più volte espressione ed umore. Passò dal: ‘Merda…stavolta…è…finita…per…davvero…’ (pieno di puntini) al ‘Non ce la posso fare’ (senza punteggiatura) fino al ‘no! cazzo!! ce la devo fare!!!’ (pieno di punti esclamativi in crescendo). Mosso da un grandissimo cuore si riportò su Bugno. Si attaccò alla sua ruota. Lo superò. Lo abbatté col solo spostamento dell’aria e vinse. Tagliò il traguardo, posto sotto l’insegna del camping, dove transitò alla velocità oraria di 76.9km, con gran dispiacere della proprietaria, ma per la gioia di 19 tedesche che ai bordi assistevano estasiate alle sue gesta atletiche, ad eccezione di una che già pomiciava con un napoletano che vendeva magliette D&G.
L’ufficio stampa del Regno delle Zanzare della Bassa Cambogia né fu onorato e mandò un sms di congratulazioni. I due cenarono drammaticamente e subito si addormentarono.
continua…
Stefano Elmi
1. Bassa Cambogia sinonimo di Bassa Padana, terra d’origine di uno dei due promettenti pseudo-atleti
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