Il giorno dopo i titoli dei giornali erano tutti per Fulvio Contentezza, già Sandalino, già Cavallo Pazzo, ed ora eroe ritrovato. Contentezza is back’ titolava la Pravda di Berat, che era rimasta a seguire anche il giro di Grecia, per la simpatia che suscitavano alla redazione i due sprovveduti. ‘Mai sottovalutare il cambogiano’ era invece il titolo del Giornale di Phnom Penh News. ‘E’ nata una stella, il suo nome è Cavallo Pazzo’ titolava la Gazzetta di Durazzo, anche lei rimasta a seguire le gesta atletiche.
Stavolta la fama era tornata, anche se solo per una notte e solo per uno dei due, ma era tornata, questo era ciò che contava. La tappa successiva, l’ultima in terra ferma, per approdare al giro delle isole, fu una semplice passeggiata. Baldanzosi e pieni di loro, si fermarono anche per un caffè lungo la strada tanto era il vantaggio. Nuotata in mare e sole. Tranquilli, rilassati e accerchiati dai giornalisti, che spocchiosamente ignoravano.
In serata s’imbarcarono solinghi per Itaca e là le loro tracce furono perse in maniera definitiva. Nell’isola che fu di Ulisse e Penelope, si narra di dormite in spiagge mitologiche, con mal di schiena mitologici, svegliati da capre mitologiche, sotto ulivi mitologici. Si narra anche che i due, dopo tutta questa indigestione di mitologia, li ritrovarono ubriachi in una taverna, pieni di pinte di birra, anch’esse mitologiche.
Queste sono solo le voci riportate, nessun organo di stampa ufficiale riuscì a rimanere in contatto con i due, ormai mitici eroi, nell’isola sperduta.
Le loro biciclette, pare le prime a solcare le strade di Albania, impolverate e consumate, lasciarono un vuoto incolmabile fra i nugoli di bambini posti lungo le strade che ancora aspettavano il ritorno dei loro idoli. Così come le magliette chiazzate di sudore e i segni del sole sulle cosce, gettarono nello sconforto e nella malinconia le lavandaie che durante l’impresa li avevano lavati e accuditi, anche nei momenti più bui.
Tutti iniziarono a sentirsi più soli senza i due improbabili ciclisti gocciolanti di sudore, che riuscivano a fendere l’aria quasi come due novelli Bottecchia , soltanto un po’ più grunge. Gli eroi di Berat erano entrati nella leggenda.
FINE
Stefano Elmi
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