Ora di cena. Un telegiornale qualsiasi. Guardo distrattamente le immagini che provengono dalla Libia o da Lampedusa. Fisso delle facce per pochi secondi e poi le dimentico. Le dimentico, sino al giorno in cui non me le ritrovo di fronte, una ad una, in un piccolo comune di quasi 500 persone circondato da boschi di castagni, nel nord della Toscana.
Questo è solo un riassunto della storia di una di quelle facce.
– Vincemmo le elezioni nel mio stato, poi scappai in Niger con mio fratello Victor –
– Quando?-
– Ricordo bene la data, era il 16 aprile 2007. Due giorni prima c’erano state le elezioni –
Samson Ejemianre Anetor, da tutti conosciuto come Sammy all’epoca della fuga era membro dell’ACN (Action Congress of Nigeria) una sorta di coalizione liberale nata per contrastare l’egemonia che dal 1999 vede al governo il PDP (People Democratic Party), un partito di stampo populista, noto alle cronache per il suo alto tasso di corruzione.
Il giorno delle elezioni, il 14 aprile 2007, il partito di Sammy elesse il suo candidato a governatoredello stato di Edo. Il PDP aiutato da gang criminali e dalla connivenza della polizia non volle rispettare l’esito democratico, e le violenze, che già c’erano state in campagna elettorale, incrementarono ulteriormente. Ci furono morti fra i suoi compagni di partito. Altri fuggirono chissà dove, altri ancora rimasero feriti. Perciò due giorni dopo, Sammy e il fratello minore Victor, anche lui membro del partito, se ne andarono da Benin City, la città capoluogo dello stato.
Sammy aveva un lavoro discreto, rispettabile. Impiegato per una ditta che commerciava in materiale edile. Aveva frequentato anche un anno di università ma poi lasciò, e così col suo diploma di scuola superiore dove si era specializzato nell’indirizzo amministrativo, decise di andare a lavorare. Al lavoro sin da subito aveva affiancato la passione per la politica. Passione ereditata dal padre, Richard Anetor, che sino alla sua morte alcuni anni fa, era un esponente molto popolare del PDP nella zona dove viveva: Uroh-Urea. La passione di Sammy poi si era trasformata in un ruolo attivo. Infatti sino al giorno delle elezioni era membro dell’organo esecutivo dei giovani per quanto riguardava la sua area: lo stato di Edo, popolazione stimata circa 3.5 milioni di persone.
Quasi un anno più tardi, il 20 marzo 2008, un tribunale elettorale annullò l’elezione a governatore del rappresentante del PDP e dichiarò eletto il rappresentante dell’ACN, Adams Oshiomhole. La sentenza fu motivata dalle numerose irregolarità riscontrate durante le elezioni. Tutto facile pare, per un rientro in tranquillità. Sbagliato. Troppo pericoloso rientrare a così breve termine, per due militanti che si erano esposti come loro.
-Ma i vostri familiari hanno avuto qualche tipo di ritorsione? –
– Mia madre vive in un piccolo villaggio di campagna, ed è al sicuro, ma in città la situazione è ancora troppo insicura. Quelli non dimenticano. Forse fra 10-12 anni sarà più facile tornare. –
Intanto i fratelli, che viaggiano sempre insieme, si stabiliscono in Niger. Si arrangiano come possono, ma la situazione non è rosea, non ci sono fabbriche ed il lavoro scarseggia più che in Nigeria. Così a novembre 2008, dopo circa un anno e mezzo, lasciano il Niger per la Libia. Qui trovano una sorta di eldorado. Ci sono molti lavori che i libici non vogliono fare perché troppo pesanti. – Tu camminavi lungo la strada ed incontravi sempre qualcuno che ti diceva: vuoi lavorare? Ho io il lavoro che fa per te. – afferma Sammy
Sammy e Victor prevalentemente fanno gli imbianchini nella zona nei dintorni di Tripoli e stanno abbastanza bene, il lavoro è l’unica cosa che non gli manca.
Poi inizia la guerra. A marzo la Nato bombarda la Libia, la situazione si fa sempre più incerta. Lavorare diventa un problema, così l’unica possibilità pare essere quella di raggiungere l’Italia. In un bel giorno d’agosto, il 7, s’imbarcano per Lampedusa su di un rottame. Partono quasi dal centro città, dalla zona vicina alla Medina. Erano passati circa due anni e mezzo dal loro arrivo in Libia.
Solo qualche bottiglia d’acqua e un po’ di pane per tutti. Lungo il tragitto, ragazzi di cui Sammy e Victor non conoscevano neanche il nome morivano e venivano gettati in acqua, come la cosa più naturale del mondo. Sbarcano a Lampedusa alla vigilia di ferragosto, il 14. Il viaggio col barcone, con un motore che non ne voleva sapere di andare, come ricorda Sammy, è durato una settimana. Il tempo di una vacanza.
– E’ stata una cosa terribile! Veramente terribile!- continua Sammy – non c’era posto per stendere le gambe, il mare era mosso, non so neanche in quanti eravamo sulla barca e in quanti siamo arrivati –
Sammy, più volte nel suo racconto, tiene a ringraziare particolarmente il personale della Croce Rossa e della polizia italiana che a Lampedusa li ha vestiti e rifocillati.
Alla fine il modello di accoglienza diffuso della regione Toscana lo ha portato, sempre insieme a suo fratello, a Fabbriche di Vallico in provincia di Lucca. Dopo un mezzo giro d’Italia a bordo di un traghetto, dove ha conosciuto gli altri 5 ragazzi coi quali divide la casa qui.
Sammy è contento perché nella comunità di questo piccolo comune, adagiato fra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano, è stato accolto bene. Lezioni d’italiano al mattino e piccoli lavoretti di manutenzione in paese il pomeriggio, organizzati dall’Associazione di volontariato ‘Partecipazione&Sviluppo’. Ma dall’altro lato è frustrato. Qui i mezzi pubblici sono un evento raro ed è praticamente impossibile spostarsi per chi non abbia una vettura, e la prospettiva di passare circa 6 mesi o forse un anno in un paesino dove alle 5 di sera già non si vede più nessuno in giro, lo rende triste – Vorrei conversare con qualcuno, scambiare opinioni, farmi un idea se in questa zona potrei davvero trovare un lavoro. I’m still young! – conclude Sammy con un gran sorriso.
Stefano Elmi
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