La transumanza non è un pranzo di gala

Partenza alle ore 7 di una domenica mattina di fine ottobre non troppo fredda. Giordano e Birba, il cucciolo di border collie che poco alla volta sta imparando il mestiere, sono seguiti dal folto gregge di capre.

Ci ritroviamo in un’abitazione isolata nell’alta Valle della Corsonna. Iniziamo a scendere per un sentiero che porta al Rio di Bacina, attraversiamo il torrente e poi giù lungo la strada comunale che passa dalla Mocchia. Lungo il tragitto le capre mangiano delle frasche che trovano ai bordi, ma senza mai fermarsi. Poco prima del ponte di Catagnana imbocchiamo il sentiero delle Rupine per giungere a Barga, il gregge si allunga e una capra rimane più indietro. Un breve passaggio lungo il residenziale e sonnacchioso viale di Canteo, e dopo aver girato intorno alla chiesa della Fornacetta, la capra che si era attardata si accascia a bordo strada. E’ proprio sfinita e non ne vuole sapere di rialzarsi, stava poco bene già da alcuni giorni, così Giordano se la carica sulle spalle e ripartiamo. Attraversiamo i campi e i boschi di Latriani, sino a giungere alla sua casa, sulla provinciale tra Barga e Fornaci.

A poco più di un anno dall’uscita dell’articolo su Giordano Bonaccorsi, figlio di un ingegnere e di un insegnante, che una volta diplomatosi invece di andare all’università ha scelto di allevare capre, lo abbiamo seguito in una tradizione quasi scomparsa: la transumanza.

In questo anno un po’ di cambiamenti nella sua esperienza di giovane pastore sono sopravvenuti. Innanzitutto la passione non è diminuita ma semmai aumentata. Il numero delle capre è più che raddoppiato: da una quindicina di capi è passato a quasi quaranta. Ha acquistato un’antica casa lungo la valle della Corsonna (la pietra più vecchia ha inciso l’anno 1810), disabitata da circa 30 anni, che poco alla volta sta ristrutturando. Ha partecipato ad una trasmissione radiofonica su Radio 2000 ‘Lucca in tavola’ dove si è fatto conoscere, e dove ha parlato di tutti quei prodotti che derivano dalla capra. Ha ottenuto la partita iva e si è iscritto ai coltivatori diretti. Insomma è diventata una cosa seria.

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Le capre, Giordano le aveva trasferite in montagna in tarda primavera, e lassù ogni giorno si è recato per portarle al pascolo per i boschi di castagni. Partenza di buona mattina, pranzo al sacco, rientro in serata, mungitura, trasporto a valle del latte. Così sino a sabato scorso.

Il giorno dopo ha svolto la transumanza, per riportare le capre a valle per passare l’inverno. L’antico rito che nel passato segnava il cambio delle stagioni, ed oggi quasi del tutto scomparso, o sostituito da mezzi motorizzati.

Man mano che scendiamo lungo la strada incontriamo solo poche macchine. Quando passiamo davanti alle case o attraversiamo un borgo abitato come la Fornacetta, forse anche per colpa del ritorno dell’ora solare, non c’è nessuno che si affacci dalle finestre, o apra una porta, per vedere cosa sia tutto quel fracasso di campani e zoccoli.

Una volta doveva essere tutt’altro. Era come una festa. Si aspettava il passaggio degli animali, come si aspetta il passaggio dei corridori al giro d’Italia. Il ritorno a valle del pastore e del suo gregge, dopo che aveva trascorso alcuni mesi all’alpeggio, segnava il ricongiungimento con amici e familiari e l’inesorabile inizio dell’inverno.

Oggi l’allevare animali e la stessa decisione di vivere in luoghi montani lontani e trascurati, dove ad ogni temporale c’è il rischio di rimanere isolati da una frana, sono atti che hanno tutte le caratteristiche della resistenza. Alcuni lo giudicheranno come un passatempo per pochi fortunati, ma resta una decisione significativa per un ventenne che non proviene da una famiglia di pastori, e comunque la dice lunga sullo stato attuale delle cose.

Dopo il pranzo, che Giordano ha offerto ad amici e parenti, ha portato le capre a pascolare stavolta sotto casa, nei boschi delle Cosche, tanto per ricordare che giorni di vera e propria festa non ce ne sono.

 Stefano Elmi

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3 pensieri riguardo “La transumanza non è un pranzo di gala

  1. Ogni persona fa delle scelte. Da bambini ci appropriamo delle esperienze degli adulti che metabolizziamo nello sviluppo fisico e mentale,diventiamo un essere con proprie idee e modi di dialogare con il mondo che ci circonda: siamo

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